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martedì 15 marzo 2011

Lettera di una giovane precaria e laureata


Penso che questo scritto non abbia alcun bisogno di  introduzione...parla da sé...e ho deciso di pubblicarlo perché forse potrà aprire gli occhi a tutti quelli che ancora credono che la precarietà non sia un problema. Tutti i riferimenti personali sono stati ovviamente eliminati, e cosi' anche le iniziali che vedete sono frutto di fantasia, ma i contenuti sono fedelmente riportati...

«....Ciao C., innanzitutto, grazie per questa mail...devo dire  che non me la sarei mai aspettata!!!!!!!!!! Apprezzo quello che mi hai scritto anche perché fa sempre piacere in periodi un po' difficili vedere che c'è qualcuno che ti rassicura e che soprattutto ti dice di non scoraggiarti, e fa ancora più piacere vederlo da chi ci è passato ma che ora, bene o male, ha raggiunto la sua stabilità..quindi come dire...in un certo qual modo ti da anche speranze...

Per quanto riguarda la mia situazione..ad essere precisa, quello che al momento mi fa più male non è tanto vedere che nel mio settore la situazione è più che grigia (questo l'ho sempre piu' o meno saputo, la mia conoscente con cui ho avuto quel famoso colloquio me ne ha semplicemente dato la triste conferma)...è piuttosto rendersi conto che sembra che al giorno d'oggi non ESISTANO SETTORI che se la sentano di mettersi in gioco dimostrando di essere pronti a dare fiducia a qualcuno - parlo di me ma anche di tutti quelli come me - che ha studiato duramente, che ha passato tutta l'esperienza universitaria a ricercare, interessarsi, e anche lavorare più o meno gratis e che, soprattutto ha scelto la via meno facile per introdursi nel mondo del lavoro. 
Sembra che la mia categoria sia quasi "esorcizzata"...forse perché la maggior parte delle aziende ha paura che una persona che ha studiato possa creargli qualche ostacolo? Insomma, è questo che mi fa più male..e mi fa male a tal punto che talvolta arrivo a pensare che forse tutto sarebbe stato meglio se avessi scelto di non continuare con i miei studi. E ti assicuro che questo pensiero è abbastanza diffuso in moltissime delle persone della mia età o giù di li.

Quindi,  io credo senza dubbio che una persona possa trovare la sua soddisfazione personale anche in un lavoro che non c'entra niente con il suo campo, questo perché lei si porterà sempre dietro un pezzettino del suo approccio, dei suoi studi, in qualsiasi lavoro faccia. Pero' credo anche che finché non ci daranno la possibilità di dimostrarlo, queste frasi sulla soddisfazione e quant'altro rimarranno per sempre vuote e prive di senso.

Ti faccio il mio esempio..anche se io mi sono laureata da 2 anni è da esattamente 10 anni che - anche se durante l'università ovviamente in maniera più parziale - lavoro, e in questo lungo tempo non ho mai visto una proposta seria, di serio impegno nei confronti delle mie qualità, per dirti..io non so nemmeno cosa sia un contratto a tempo determinato, so solo che cos'è il co co pro, la collaborazione occasionale, la ritenuta d'acconto etc. Non ho mai visto sulla mia persona applicati i diritti di un "normale" lavoratore. Un tempo poteva anche andarmi bene perché studiavo, ma ora, che sento che è giunto il tempo di fare progetti per la vita e per il futuro, questa situazione comincia a diventare insostenibile. E non è vero che, come dici tu, ho trovato "la mia indipendenza", perché io non mi sentirò mai indipendente finché non avrò in mano un'entrata sicura e un lavoro stabile. Non sono indipendente proprio perché sono precaria, perché so quanto ho oggi ma non so quanto avro' domani, sono sempre in bilico tra queste due cose e soprattutto, non mi sento assolutamente allo stesso livello del mio compagno perché lui gode di tutti i diritti di un lavoratore e sa che a fine mese gli arriveranno i suoi mille e passa euro puliti puliti..io invece non ho mai certezze e questo m'impedisce anche solo di programmare un viaggio a lungo termine. E purtroppo questo sbilanciamento tra le due parti non puo' che inevitabilmente influire sulla coppia. Purtroppo in questi casi non basta l'amore, non basta il volersi venire incontro, ci vuole un equilibrio tra le parti che solo l'arrivo di una stabilità potrà portare.

Tutto ciò quindi per concludere che questo malessere non si limita alla consapevolezza che non farai mai un lavoro in linea con i tuoi studi, ma va oltre, ti da la quotidiana conferma che finché sarà cosi' non potrai mai parlare di futuro, non potrai mai decidere di fare una famiglia o di comprarti una casa o semplicemente programmare un viaggio.
E la cosa peggiore è che la precarietà purtroppo è voluta da tutti i settori perché finché non ci saranno delle leggi a regolarla sarà sempre vista come la scorciatoia più semplice  per avere tanta manodopera a bassissimo costo..meglio di cosi?.....»
B
Sopra: un'immagine del libro "E TU QUANDO SCADI?. Racconti di precari" di A.A - V.V. Ed.Manni Editore, 2005 ...un libro nemmeno tanto recente ma assai tristemente attuale, in cui una lettera come questa di certo sarebbe quanto mai calzante.
Sotto: una delle numerosissime vignette che hanno fatto propria la causa del Precariato...tratto dal sito http://veritaedemocrazia.blogspot.com/2010/04/notizie-di-normale-precariato-w-il-i.html 
News: Sabato 9 aprile a Roma si terrà una manifestazione proprio per dar voce ai tantissimi precari che affollano l'Italia. Il luogo per il momento è la capitale ma si prospettano grandi possibilità che essa venga estesa, vista la densa mole di partecipanti, anche a Milano o ad altre città italiane. Per maggiori dettagli visita il sito www.ilnostrotempoeadesso.it o sfoglia la pagina facebook http://www.facebook.com/pages/il-nostro-tempo-%C3%A8-adesso/201822493179015

lunedì 7 marzo 2011

Dalla rabbia del 14 dicembre alle piazze rosa del 13 febbraio.. qualcosa sta cambiando?

Finalmente dopo un periodo di assenza, torno a raccontare, approfittando della cosiddetta "calma" prima della tempesta...
E torno per  raccontarvi della percezione che, da qualche mese a questa parte, in Italia, si respiri una "brezza"di cambiamento o se non altro di manifestazione del dissenso finora mai così tanto esplicitata.

Tutto è partito da quel pomeriggio di scontri a Roma dove, gli studenti da protagonisti, hanno aperto un nuovo capitolo di esplicita espressione del malcontento, riproponendo comportamenti densi di quella rabbia che probabilmente non si vedeva più dai turbolenti anni della contestazione giovanile.

Non che lo scontro con la polizia sia cosa nuova - infatti anche negli ultimi anni si possono contare episodi del genere (si pensi all'onda no-global o ad altre manifestazioni antagoniste ad ambienti neo fascisti ) - ma ciò che non ha precedenti è l'assenza di condanna dei cosiddetti "atti violenti" da parte degli altri partecipanti alla manifestazione, non certo pericolosi black-block o "frange anarco-insurrezionaliste-" ma pacifici e comuni studenti.

E questo sarebbe il primo interrogativo che varrebbe la pena porsi ma che, ad oggi però, pare le istituzioni non abbiano affatto preso in considerazione.
Anche tutto ciò che ha contornato le ultime manifestazioni è nuovo per i nostri tempi ma non lo è affatto per chi ha vissuto attivamente gli anni caldi della contestazione: ancora si parla d'infiltrati e di poca chiarezza nelle reazioni della polizia verso i violenti (sia i veri che i presunti), ancora si usa l'accusa di "colpevolezza" piuttosto che quella di "presunta colpevolezza"come se si volesse chiudere tutto e subito quasi a voler dare una sorta di "punizione esemplare" al movimento. Basti pensare alle parole di Maroni sui fatti di Arcore per accorgersi di questo tentativo.
Un'altra cosa nuova ma vecchia è quella delle differenze interne. Se negli anni'70 il movimento era tanto variegato da comprendere al suo interno dai pacifisti hippies, alle femministe, ai gruppi politici più estremisti, fino a terminare con l'ala armata delle Br, la brezza di cambiamento che appena appena  si percepisce, puo' contare al suo interno altrettante facce sebbene diverse anche se non troppo...

Ci sono gli studenti arrabbiati, gli operai, i precari (forse l'unica vera nuova figura nel panorama della nuova "onda") e una grossa fetta di quella "borghesia intellettuale" che ha deciso solo ora di riemergere e prendere la parola, cercando, a suo modo di mettersi alla guida e di fare da portavoce del movimento. L'evento del Palasharp di Milano ne è l'esempio lampante e le voci che si sono susseguite quel pomeriggio (da Saviano ad Umberto Eco) sul palco del palazzetto sono la prova che il movimento è fatto anche di questo.

Tanto per rimarcare le similitudini, anche le manifestazioni oceaniche che han portato un milione di donne in piazza in tutto il mondo il 13 febbraio, sono nuove per la nostra giovane generazione  ma suonano invece molto familiari per tutte quelle donne - ora madri o nonne- che hanno partecipato attivamente al movimento femminista degli anni 70. E' come se si sia aperto un nuovo capitolo del femminismo, un femminismo diverso e uguale allo stesso tempo.
Diverso perché per la prima volta raccoglie donne di tutte le realtà politiche senza limitarsi al solito panorama della sinistra inglobando anche donne che magari il femminismo degli anni 70 non l'avevano nemmeno vissuto attivamente, anzi, che probabilmente all'epoca stavano addirittura dall'altra parte della barricata. Penso a tutte quelle esponenti del neo partito finiano FLI o di altre realtà -per esempio cattoliche- non certamente legate alla sinistra.
Uguale perché ancora una volta è la dignità della donna ad essere difesa, dignità collegata indissolubilmente alla capacità della donna di agire, di raggiungere i suoi obiettivi, di essere intelligente nonché ottima lavoratrice - cosa che prima delle contestazioni femministe sensattottine non era minimamente contemplata perché la donna era concepita solo come moglie e madre devota. La differenza è che in questo caso, più che voler gridare a chiare lettere che la donna non è solo moglie o madre,  ci si vuole opporre al fatto che essa sia concepita soltanto come mero pezzo di carne per attuttire gli appetiti, ancora una volta, dell'uomo e che la sua unica qualità sia quella di poter vendere il suo corpo.

Insomma, l'odore di cambiamento sarebbe poco oggettivo negarlo, ma il timore che esso rimanga solo un vago profumo e che non si concretizzi del tutto rimane di certo il punto di debolezza di questa nuova onda, tallone d'Achille percepito anche dagli stessi protagonisti del movimento i quali mantengono ancora un atteggiamento alquanto disilluso sugli eventi.
Forse il timore potrebbe avere origine dalla percezione che questa "brezza"sia il risultato limitato di una politica puramente anti-berlusconiana  e che, una volta "abbattuto" l'ostacolo numero uno, si rischi di non avere più un seguito?? Questo lo potranno smentire solo gli eventi.
Giulia B

Sotto, alcune delle foto scattate durante la manifestazione Se Non Ora Quando in piazza Cairoli a Milano. Il prossimo appuntamento è quello di domani 8 Marzo 2011 alle 18 in piazza dei Mercanti.