Oggi vorrei parlarvi di Aria Precaria, un originale romanzo
che narra, in chiave sottilmente ironica ma non troppo, le molteplici
disavventure di una giovane precaria.
Pubblicato nel 2012 da Cairo editore, Aria Precaria è
l'esilarante frutto letterario che nasce dalla lunga"collezione" di
brutte esperienze lavorative che, dall'età universitaria al recentissimo
presente dopo la laurea, "accumula" la giovane protagonista e autrice
del romanzo, Sara Root.
Vicessitudini, che in realtà, tutto sembrano tranne che
c'entrare con il normale significato che dovrebbe rievocare il termine
"lavoro": ovvero un'esperienza professionale retribuita e (possibilmente)
tutelata.
Si alternano così esperienze di stage gratis ma a tempo indeterminato
ad episodi di lavori dall'orario flessibilmente lungo ma dallo stipendio
decisamente corto, senza parlare poi del cospicuo quantitativo di proposte
lavorative quanto allettanti tanto "fantasma".
La componente "fantasma" si esprime in più
versanti, dall'offerta lavorativa in sé ai pagamenti, documentati da fantasiose
buste paga ma, di fatto, mai arrivati.
Succede così che una proposta lavorativa venga
"sponsorizzata" in un modo per poi essere inspiegabilmente
"negata" o pretesa in un altro. Oppure, che invece di crescere il
conto in banca, si alzi soltanto la pila cartacea delle comunicazioni di bonifici
inesistenti.
Questo è quello che succede a Sara, ma, se guardiamo bene, altro
non é che ciò che accade ogni giorno, a tutti quei giovani che da un po' di
anni a questa parte, stanno cercando di entrare con fatica in un mondo del
lavoro che non li vuole.
Aria precaria è decisamente il romanzo di una generazione,
che si é trovata e ancora si trova, a dover fare i conti con un sistema
lavorativo malato e contorto dove la meritocrazia non é nemmeno
lontanamente contemplata.
E' un libro che lascia il segno perché nella sua velata
ironia é in realtà racchiusa tutta la rabbia, la disperazione e l'aspettativa futura
di un intero universo, quello giovanile moderno.
A seguito della lettura di questo romanzo, nel quale mi sono
rispecchiata un'infinità di volte, non ho potuto resistere alla tentazione di
fare qualche domanda all'autrice, Sara Root classe '81- per capire meglio come
è nata questa straordinaria idea.
Cominciamo con una domanda che forse potrà sembrare un po'
ovvia ma nella quale ripongo molto interesse..
- Come è nata l'idea di scrivere questo libro? O meglio, al di là delle singole esperienze, c'è stato un qualche episodio in particolare che ti ha dato il "LA'" per prendere questa decisione?
- Quali sono state le principali problematiche che, durante il percorso di scrittura, si sono presentate e come sei riuscita a superarle?
- C'è voluto molto tempo per scrivere questo libro o ti è venuto, come dire, "di getto"?
- So bene che la precarietà é una situazione molto difficile da più punti di vista. Da una parte ci si sente vulnerabili perché si é in balia di condizioni lavorative spesso degradanti e, se l'alternativa è la disoccupazione, anche"obbligate"; dall'altra, non essendo in alcun modo tutelato e protetto, talvolta la paura è proprio quella di "scoprirsi"denunciando episodi spesso al limite della legalità e della schiavitù. A questo proposito ti chiedo...tu hai mai provato questa paura?
- Qual' è il messaggio che volevi comunicare uscendo allo scoperto e raccontando al mondo le tue esperienze?
- Avresti immaginato di avere il successo che poi hai ottenuto?
- Sei stata contattata da coloro che hanno letto il tuo libro, e se sì, quali reazioni hai riscontrato?
- Ora vorrei entrare un po' nello specifico dei contenuti di Aria Precaria....Nel leggere alcuni degli episodi che racconti, emergono più volte, oltre alle problematiche meramente lavorative, anche quelle legata al genere. Ecco quindi che non mancano proposte indecenti e soprattutto osservazioni, come dire "sessualmente" connotate da parte di alcuni datori di lavoro.
- Confermi anche te quindi che, seppure nel 2013, quello che affiora è un quadro lavorativo ancora molto iniquo nei confronti delle donne, tanto più se giovani e quindi doppiamente ostacolate?
- L'altro tema che emerge dal tuo libro, in modo dolorosamente concreto, è quello del lavoro in nero, "modus operandi" che purtroppo ancora rimane molto radicato nel nostro paese e che anzi, negli ultimi tempi, sta vedendo addirittura un'ascesa. Come spieghi questa retrocessione?
- L'altra problematica che si evince leggendo la tua storia è quanto l'instabilità lavorativa ed economica possa influenzare la vita privata, sia famigliare che di coppia. In rapporto ai periodi segnati dalla ricerca instancabile di lavoro infatti si legge: « Mi sentivo inutile, una parassita, costretta a dipendere dalle persone che mi amavano anche solo per un caffè al bar(...)Pulivo e ripulivo casa cercando di placare così ogni senso di colpa....» (pag 85)
Ecco, quello che mi chiedevo é se, forte della tua esperienza come donna e come giovane moglie, potessi dare una piccola "ricetta della felicità" (o se preferisci della "sopravvivenza":-)) a quanti stanno attraversando proprio lo stato d'animo che descrivi egregiamente in queste righe. In questi casi non é affatto facile riuscire a non lasciarsi prendere dallo sconforto, influenzando così anche la felicità che unisce due persone che si amano
Purtroppo la ricetta per la felicità non l'ho ancora trovata. L'unica cosa che mi sento di consigliare è quella di non arrendersi. Di denunciare, di lottare, di parlare, confrontandosi e chiedendo aiuto. Il silenzio e l'isolamento (reazioni spontanee in questo tipo di situazioni) non portano a niente.
- Infine, ti vorrei chiedere solo qualche parola sulle politiche finora adottate per il lavoro. Pensi che in questi ultimi anni, e in particolare, con la recentissima riforma sul lavoro si siano fatti dei passi avanti o, al contrario, ritieni, che anche in questo caso si possa parlare di una sorta di "retrocessione" sui diritti? Hai delle proposte di miglioramento o delle speranze?
Se poi vogliamo dire che il posto fisso non esiste più e che la nuova società è mobile e in continuo cambiamento, allora devono essere date altre possibilità. Un esempio? La possibilità di chiedere un mutuo anche con un contratto a tempo determinato. Troppo rischioso? Certo. La possibilità alla maternità o alla paternità, al sussidio di disoccupazione tra un contratto e l'altro e via dicendo. Secondo il mio modesto parere è troppo comodo lanciare il sasso nascondendo la mano. I problemi legislativi ci sono e sono evidenti, sarebbe ora di fare qualcosa al riguardo.
- E' tutto! ti saluto e ti ringrazio moltissimo per la collaborazione! A presto!
mi hai incuriosito, cercherò il libro in biblio!!
RispondiEliminaPS mi sa che è periodo di interviste agli autori, guarda sul mio blog ;-)
Ciao Auryn! Ci guardo subito! Grazie dell'info! Si ti consiglio proprio di leggere il libro, è amaro ed esilarante allo stesso tempo:-), io l'ho divorato in un giorno....
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