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lunedì 7 marzo 2011

Dalla rabbia del 14 dicembre alle piazze rosa del 13 febbraio.. qualcosa sta cambiando?

Finalmente dopo un periodo di assenza, torno a raccontare, approfittando della cosiddetta "calma" prima della tempesta...
E torno per  raccontarvi della percezione che, da qualche mese a questa parte, in Italia, si respiri una "brezza"di cambiamento o se non altro di manifestazione del dissenso finora mai così tanto esplicitata.

Tutto è partito da quel pomeriggio di scontri a Roma dove, gli studenti da protagonisti, hanno aperto un nuovo capitolo di esplicita espressione del malcontento, riproponendo comportamenti densi di quella rabbia che probabilmente non si vedeva più dai turbolenti anni della contestazione giovanile.

Non che lo scontro con la polizia sia cosa nuova - infatti anche negli ultimi anni si possono contare episodi del genere (si pensi all'onda no-global o ad altre manifestazioni antagoniste ad ambienti neo fascisti ) - ma ciò che non ha precedenti è l'assenza di condanna dei cosiddetti "atti violenti" da parte degli altri partecipanti alla manifestazione, non certo pericolosi black-block o "frange anarco-insurrezionaliste-" ma pacifici e comuni studenti.

E questo sarebbe il primo interrogativo che varrebbe la pena porsi ma che, ad oggi però, pare le istituzioni non abbiano affatto preso in considerazione.
Anche tutto ciò che ha contornato le ultime manifestazioni è nuovo per i nostri tempi ma non lo è affatto per chi ha vissuto attivamente gli anni caldi della contestazione: ancora si parla d'infiltrati e di poca chiarezza nelle reazioni della polizia verso i violenti (sia i veri che i presunti), ancora si usa l'accusa di "colpevolezza" piuttosto che quella di "presunta colpevolezza"come se si volesse chiudere tutto e subito quasi a voler dare una sorta di "punizione esemplare" al movimento. Basti pensare alle parole di Maroni sui fatti di Arcore per accorgersi di questo tentativo.
Un'altra cosa nuova ma vecchia è quella delle differenze interne. Se negli anni'70 il movimento era tanto variegato da comprendere al suo interno dai pacifisti hippies, alle femministe, ai gruppi politici più estremisti, fino a terminare con l'ala armata delle Br, la brezza di cambiamento che appena appena  si percepisce, puo' contare al suo interno altrettante facce sebbene diverse anche se non troppo...

Ci sono gli studenti arrabbiati, gli operai, i precari (forse l'unica vera nuova figura nel panorama della nuova "onda") e una grossa fetta di quella "borghesia intellettuale" che ha deciso solo ora di riemergere e prendere la parola, cercando, a suo modo di mettersi alla guida e di fare da portavoce del movimento. L'evento del Palasharp di Milano ne è l'esempio lampante e le voci che si sono susseguite quel pomeriggio (da Saviano ad Umberto Eco) sul palco del palazzetto sono la prova che il movimento è fatto anche di questo.

Tanto per rimarcare le similitudini, anche le manifestazioni oceaniche che han portato un milione di donne in piazza in tutto il mondo il 13 febbraio, sono nuove per la nostra giovane generazione  ma suonano invece molto familiari per tutte quelle donne - ora madri o nonne- che hanno partecipato attivamente al movimento femminista degli anni 70. E' come se si sia aperto un nuovo capitolo del femminismo, un femminismo diverso e uguale allo stesso tempo.
Diverso perché per la prima volta raccoglie donne di tutte le realtà politiche senza limitarsi al solito panorama della sinistra inglobando anche donne che magari il femminismo degli anni 70 non l'avevano nemmeno vissuto attivamente, anzi, che probabilmente all'epoca stavano addirittura dall'altra parte della barricata. Penso a tutte quelle esponenti del neo partito finiano FLI o di altre realtà -per esempio cattoliche- non certamente legate alla sinistra.
Uguale perché ancora una volta è la dignità della donna ad essere difesa, dignità collegata indissolubilmente alla capacità della donna di agire, di raggiungere i suoi obiettivi, di essere intelligente nonché ottima lavoratrice - cosa che prima delle contestazioni femministe sensattottine non era minimamente contemplata perché la donna era concepita solo come moglie e madre devota. La differenza è che in questo caso, più che voler gridare a chiare lettere che la donna non è solo moglie o madre,  ci si vuole opporre al fatto che essa sia concepita soltanto come mero pezzo di carne per attuttire gli appetiti, ancora una volta, dell'uomo e che la sua unica qualità sia quella di poter vendere il suo corpo.

Insomma, l'odore di cambiamento sarebbe poco oggettivo negarlo, ma il timore che esso rimanga solo un vago profumo e che non si concretizzi del tutto rimane di certo il punto di debolezza di questa nuova onda, tallone d'Achille percepito anche dagli stessi protagonisti del movimento i quali mantengono ancora un atteggiamento alquanto disilluso sugli eventi.
Forse il timore potrebbe avere origine dalla percezione che questa "brezza"sia il risultato limitato di una politica puramente anti-berlusconiana  e che, una volta "abbattuto" l'ostacolo numero uno, si rischi di non avere più un seguito?? Questo lo potranno smentire solo gli eventi.
Giulia B

Sotto, alcune delle foto scattate durante la manifestazione Se Non Ora Quando in piazza Cairoli a Milano. Il prossimo appuntamento è quello di domani 8 Marzo 2011 alle 18 in piazza dei Mercanti.

2 commenti:

  1. Io penso che la gente sia mossa di fondo da un grande malcontento. Il problema è che il malcontento è mosso anche da grande sfiducia attualmente verso tutto e tutti e quindi ognuno voglia manifestare il suo dissenso verso questa situazione solo attraverso se stesso. In questa società non siamo più capaci di porci sotto una stessa bandiera visto che non c'è più nessuno a rappresentare il popolo.
    Siamo ancora capaci di unirci ma non basta a mio parere. I giornali non ci ascoltano più e spesso rischia di rimanere soltanto un pomeriggio insieme. Sono cambiate tante cose dal 68/70. Non ci sarà un replay.
    Ci vorrebbe un altro tipo di protesta, una bandiera forse o solo soltanto qualcuno che ascolti dall'altra parte.
    La gente è stufa, esausta e spesso è sotto pressione giorno dopo giorno. C'è chi è consapevole del problema e chi invece continua a cercare qualcuno con cui prendersela. A volte anche esterno all'Italia.
    Poca voglia di essere presenti, poca voglia di capire cosa realmente succede e tanta voglia di cambiamento.
    Ma ho paura che l'italia prima di quest'ultimo voglia toccare il fondo.. O almeno è nell'ottica che "finchè la barca va..."

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  2. Caro anonimo,
    condivido una buona parte delle tue parole...è vero: attualmente la sfiducia verso l'intera classe politica reggente è tanta perché, come dimostrano anche i recenti scandali, spesso e volentieri anche chi pensiamo che debba rappresentarci ci delude rovinosamente.

    C'è bisogno, a mio avviso di facce nuove e "immacolate", c'è bisogno di qualcuno che creda veramente a quello che fa, c'è bisogno di tornare alla vecchia politica, fatta di vera passione e non di meri interessi economici e personali.
    Dall'altra parte invece, probabilmente c'è bisogno che le cose precipitino per reagire...guardate ad esempio l'ondata di rivolte in Oriente..questa gente è giunta a tanto perché probabilmente era arrivata a non avere più nulla da perdere.

    Noi, come dicono in molti, tutto sommato stiamo ancora "troppo bene"... quello che pero' mi chiedo è PERCHé si debba aspettare di toccare il fondo per poi magari reagire in maniera radicale e violenta..
    Probabilmente, se invece cominciassimo ad essere costanti e i nell'esprimere il nostro malcontento in maniera non violenta quotidianamente, si potrebbe scongiurare un'esasperazione simile a quella avvenuta nei paesi nostri vicini di casa, lo stesso avverrebbe se per una volta qualcuno dall'altra parte della barricata, scendesse dai palazzi per ascoltare le voci delle piazze e i problemi reali della gente...

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