Visualizzazioni totali

venerdì 14 dicembre 2012

Fotografia dell'Italia: I treni saltano e così anche i precari

.....L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura....
Così scriveva nel 1979 De Gregori nella sua famosissima canzone "Viva l'Italia"....
Ho sempre pensato che queste parole fossero senza tempo e sempre adattabili al nostro paese... ma devo ammettere che in questi ultimi anni, per la prima volta, mi trovo a pensare che forse non è più così tanto attuale dire che l'Italia non ha paura e che non sta morendo...
 Lungi da me l'essere catastrofica ma tutto ciò che sta succedendo non può che portarmi all'essere spietatamente realista, anche se qualcuno probabilmente mi additerà come la solita "pessimista" o peggio, mi accuserà di essere vittima della "sindrome Maya". 

Ma dirò di più, giunti a questo punto, la mia speranza é davvero che la profezia Maya si autoadempia...attenzione, con questo non voglio dire che mi auguro che finisca il mondo (cosa che per altro, ritengo alquanto improbabile) ma che questa scadenza si traduca nella fine di un capitolo penoso per dare inizio ad una nuova era, una sorta di "risveglio delle coscienze", di "nuovo rinascimento" di cui, credo, a questo punto, abbiamo davvero bisogno.

Si, perché non é possibile che nel 2013 si parli ancora di trasporti che vanno letteralmente in tilt per uno stupidissimo software che l'uomo non sa usare e che questa mancanza porti migliaia di persone che ogni giorno si alzano all'alba per prendere i treni ed andare a lavorare a Milano ad accumulare ore e ore di ritardo, di freddo (già che siamo da oggi pure sotto la neve) e di stress.

Ogni mese un abbonamento integrato (treno + atm) costa in media 80 euro, soldi che la maggiorparte delle gente deve tirare fuori con il sangue di un lavoro magari sottopagato, precario o alienante....possiamo ancora ammettere che si verifichino costantemente disservizi di questo tipo??? 

Quando riusciremo a vedere che tutti i nostri soldi, le nostre risorse che ogni anno diamo allo Stato ci saranno restituiti in servizi ed in rispetto per il lavoro che faticosamente tentiamo di salvare con le unghie e con i denti quotidianamente?

E' qui che entra in gioco la speranza Maya...l'Italia ormai ha paura eccome, e, se non dovesse avvenire presto un cambiamento dell'intero sistema su cui galleggiamo ormai da anni, in bilico tra l'affogamento e la nuotata, il rischio di morte non può che farsi più probabile.

Oggi ho letto una cosa che mi ha colpito... una cosa che collega il disservizio al nostro penoso sistema lavorativo...

Un lavoratore precario - oramai la norma in questo bel paese - "assunto" con il contratto più in voga nel nostro ricco nord Italia (lo testimoniano le statistiche)..ovvero un bel "co co pro", dopo una settimana di ripetuti ritardi a lavoro dovuti ai disservizi dei treni è stato licenziato. Che i ritardi siano stati solo una scusante per "tagliare" personale é certamente probabile, considerando che con la nuova riforma del lavoro i co co pro sono più o meno stati modificati alla radice e quindi resi impraticabili per la maggior parte delle aziende che ne facevano ampio uso -  ma ciò che é CERTO è che i disservizi di Trenord sono stati la famosa goccia - evitabile se solo si avesse avuto un po' più di buon senso - che ha fatto traboccare il vaso.  

Bene, dopo questo direi che forse sarebbe il caso che coloro che hanno le responsabilità  di questa situazione ormai al collasso se le prendano...
Non ha più senso passarsi continuamente la patata bollente di mano in mano senza mai ammettere che c'è colpa e complicità da più parti, in questo sistema lavorativo che fa venire i brividi, dove sei solo carne da macello, dove la parola meritocrazia probabilmente non é nemmeno conosciuta, dove non hai diritto a farti un futuro.

So che le mie parole suonano grevi e funeree ma francamente, a sto punto, direi che non è più possibile far finta di nulla, tapparsi naso e orecchie e continuare a subire questa situazione in silenzio. INFORMARE, INFORMARE e SENSIBILIZZARE, questo é il mio ingrediente.


Per finire, vi lascio con questa meravigliosa storiella di Zero Calcare , un ragazzo che si sta affermando ultimamente sulla scena italiana del fumetto grazie ad un umorismo graffiante e esilarante che attinge a piene mani da, haimé, i tempi bui che stiamo vivendo, soprattuto noi giovani o pseudo tali... Spero che indori la pillola degli amari contenuti che vi ho esposto....talvolta anche la satira fa miracoli...

Buona Vita a tutti
G.B
                                                              

 


martedì 9 ottobre 2012

Vajont 9 Ottobre 1963 strage annunciata e dimenticata

Ormai 49 anni fa, alle ore 22.39, si consumò forse uno dei più grandi disastri "ANNUNCIATI" all'italiana.


Quella notte, circa 270 milioni di m³ di roccia (il triplo del volume rispetto all'acqua contenuta nell'invaso) proveniente dal Monte TOC scivolarono, alla velocità di 30 m/s (108 km/h), nel bacino artificiale del Vajont (che conteneva circa 115 milioni di m³ d'acqua al momento del disastro) creato dalla enorme diga sovrastante e in piedi solo da qualche anno, provocando un'onda  che superò di 100 m in altezza il coronamento della diga e che, in parte risalì il versante opposto facendo tabula rasa di  tutti gli abitati (e quindi gli abitanti) lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso.  L'altra parte della mostruosa onda (circa 25-30 milioni di m³) scavalcò la diga (che rimase sostanzialmente intatta a parte qualche rottura nella parte immediatamente superiore) riversandosi nella valle del  Piave, distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i suoi limitrofi. Vi furono 1910 vittime di cui più di 1400 solo a Longarone.  Il paese, dovette essere ricostruito da cima a fondo in quanto solo il municipio e altre poche case rimasero in piedi.

Il giorno dopo la terribile sciagura, anche a Belluno (rif. racconto di Paolini )  si contavano i cadaveri delle vittime -arrivati giu' a valle perché trascinati dall'acqua - e l'esercito con volontari cercavano di "fermare"corpi senza vita con delle strutture improvvisate a pettine per evitare che fossero trasportati via e che quindi non potessero essere seppelliti. Dei 1910 che sono stati registrati come morti una buona parte di essi s'identifica con delle bare vuote, in quanto i corpi non sono mai stati ritrovati.


Ma perché parlare di una tragedia annunciata? Semplice, perché il disastro si poteva evitare. Purtroppo infatti la storia della diga del Vajont é segnata da molti episodi di dannose omissioni circa il  vero pericolo (accertato da importanti studiosi che all'epoca furono incaricati di studiare la conformazione  del Monte "TOC" come Muller o addirittura il figlio dello stesso ingegnere che progettò la diga Edoardo Semenza ) di un progetto tanto ambizioso (all'epoca la diga era considerata la più alta del mondo= circa 264,6 m d'altezza).




Inoltre, solo nel marzo del 1960 c'era stata un'altra frana che fu del tutto sottovalutata, per non parlare delle continue scosse sismiche che da tempo, con l'aumentare dell'invaso del lago artificiale, la gente denunciava. Neppure una giornalista del quotidiano l'Unità -Tina Merlin- che da tempo denunciava le continue violazioni perpretate sia al terriotrio che agli stessi abitanti della valle (molti costretti ad andarsene dalle loro case per "riempire" d'acqua la valle) da parte dell'azienda che all'epoca si occupava della costruzione della frana -LA SADE (poi incorporata nell'ENEL) venne ascoltata. Insomma il disastro si poteva evitare.

Ma la storia con tutti i suoi dettagli la lascio agli interessati (di sotto vi lascio dei link utili). Il vero problema é che oggi, all'alba del 49 esimo triste anniversario della Tragedia, le testate giornalistiche de quotidiani più comuni e famosi sembrano essersene dimenticati del tutto. Sembra che la memoria del Vajont sia stata riportata solo dall'incursione di Renzi durante la campagna elettorale di settembre e che poi sia morta lì.

Verificate da voi e vedete quanti giornali o tg ne parleranno OGGI. Appena troverò qualcosa, postero' l'articolo su questo blog. Per il momento tutto tace eccetto un articolo, di ieri che pero' vi sengalo uscito sul Corriere Veneto:http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2012/8-ottobre-2012/vajont-tornano-acqua-fango-ogni-notte-49-anni-2112155473989.shtml


Intanto altri LINK utili o materiale Utile:

"Vajont, storia della Valle" testi e poesie di Elsa e Rico Mazzucco (edizione autoprodotta da due superstiti alla strage)
http://www.vajont.net/page.php?pageid=SEZPG002
http://www.ibs.it/code/9788883141218/merlin-tina/sulla-pelle-viva.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Vajont_-_La_diga_del_disonore
http://www.jolefilm.it/files/index.cfm?id_rst=19       spettacolo teatrale di  Marco Paolini (1993-Vajont)

Per le immagini:
http://nuke.pubblicaozzano.org/Default.aspx?tabid=64

venerdì 29 giugno 2012

La costante discriminazione dei laureati

Riporto qui una discussione che ho notato su un sito di ricerca lavoro (www.lavoratorio.it) e che penso, meriti davvero una riflessione...Buona lettura!

I laureati non verranno presi in considerazione

Mi sono imbattuta in un annuncio pubblicato dal sito Infojobs.it, rimanendo senza parole: si ricerca una "Addetta ufficio stile", specificando che "Non vengono prese in considerazione persone che hanno conseguito la laurea poichè la mansione è molto operativa".
Qualcuno sa spiegarmi perchè un laureato non dovrebbe essere idoneo ad una mansione molto operativa? E' implicito nell'annuncio il presupposto di una presunzione di fondo nei laureati, poco inclini ad alzarsi spesso dalla sedia o a "sporcarsi le mani".
Ritengo l'annuncio fortemente discriminatorio, anche perchè tutti sappiamo che se l'intenzione è quella di assumere un diplomato per pagarlo meno, i curricula dei laureati verranno subito cestinati... Ma dichiararlo in modo così cristallino in un annuncio, avvalendosi di una giustificazione a dir poco discutibile (anche perchè credo che in molti casi la mente di un laureato sia più predisposta a "portare avanti il lavoro in multitasking"), è davvero troppo. I laureati saranno a loro giudizio poco idonei alle mansioni operative, ma nemmeno le signorine delle agenzie lo sono, dato che preferiscono risparmiarsi l'incredibile fatica di dover suddividere i curricula dei laureati e dei diplomati.


La risposta di Roberto Marabini, direttore di Lavoratorio.it:
"Buongiorno ..., più che di un annuncio discriminatorio, parlerei di un annuncio stupido. Ho letto l'intero testo dell'inserzione che ci ha segnalato e, paradossalmente, devo riconoscere che non si tratta nemmeno di un annuncio pessimo. Anzi, l'attività lavorativa viene descritta in maniera dettagliata, cosa decisamente rara nell'abitudine dei selezionatori italiani. Infatti, alla voce "mansione" troviamo scritto:

"(Il candidato) si rapporta con il commerciale da cui riceve le istruzioni, si confronta con sala campionaria, istruisce disegnatori cad e ufficio produzione. Il compito sarà quello di identificare l'articolo se già prodotto, verificarne la giacenza, e, nel caso in cui non sia in giacenza dare le disposizioni di tessitura. Quindi verificare la correttezza dell'articolo e l'approvazioe per la produzione. Nel caso in cui non fosse mai stato prodotto istruisce il disegnatore cad sulla commessa richiesta e, una volta ideato un modello idoneo dare le disposizioni di tessitura fino al raggiungimento della produzione del modello da presentare al cliente. Segue il commerciale in appuntamento che per lo più avvengono all'interno dell'azienda ma che può richiedere spostamenti all'esterno e anche all'estero ove seguirà anche le fiere."

Dobbiamo riconoscerlo: dove la troviamo una descrizione dell'attività lavorativa così completa e dettagliata, nella maggior parte degli annunci pubblicati in Italia? Addirittura, a mio avviso, quel selezionatore ha sfiorato il capolavoro. Avrebbe dovuto limitarsi a specificare: "La mansione è molto operativa".
Se poi avesse aggiunto: "...fisicamente molto impegnativa: si arriva a fine giornata con le mani sporche.", avrebbe vinto a mani basse l'oscar dell'annuncio 2012!  Di fronte ad una descrizione concreta, vera e comprensibile, ogni candidato è in grado di svolgere la parte più difficile e impegnativa di una ricerca del personale: l'auto-selezione.

Invece no, il nostro selezionatore è caduto sul più bello. Non ha resistito alla tentazione di fare riferimento, in qualche modo, ad un titolo di studio.
Ecco il problema: il titolo di studio che prevale sulla competenza concreta, la forma che prevale sulla sostanza. Siamo di fronte ad uno dei peggiori difetti del mercato del lavoro italiano.
Se proprio vogliamo prendercela con l'autore dell'annuncio, possiamo serenamente affermare che si tratta di un pirla, nel senso popolare del termine: uno che ci prova, magari con tutta la sua buona volontà e una grande tecnica, ma che proprio non ha la stoffa e finisce sempre col rovinarsi da solo."

 

lunedì 21 maggio 2012

PRECARI: CORNUTI E MAZZIATI DA RIFORMA E FISCO

Prendo spunto da un interessantissimo articolo scovato sull'ESPRESSO BLOG che, oltre a fare una lucida analisi di quella che finora sembra essere la "sostanza" della riforma del lavoro tanto osannata da Fornero e co come "Epocale" per il suo straordinario intento di "aiutare i giovani precari", pone l'attenzione sulle pericolose conseguenze che potrebbero avvenire se essa passasse così com'é. Ecco il punto focale su cui  credo valga la pena di ragionare:
1. In Italia ci sono 46 forme contrattuali precarie, su cui l’ “epocale” riforma del lavoro non interviene: rimangono tutte a disposizione della parte datoriale, che potrà utilizzarle come peggio crede.
2. Il costo del contratto a tempo determinato (e solo quello, mentre co.co.pro e tutte le altre forme contrattuali precarie no) costerà di più. Ci sono due conseguenze.
  • se non si fissano dei compensi minimi, l’aumento del costo del lavoro flessibile verrà scaricato sul compenso effettivo del lavoratore. Per dirla in modo ancora più semplice: aumenta il costo del lavoro precario? Perché un imprenditore dovrebbe pagare di più lui, se non è fissato un compenso minimo,  e non “detrarre” questo aumento dallo stipendio del lavoratore precario?
  • Aumentare il costo del contratto a tempo determinato (che è la serie A dei contratti precari, perché già in parte soggetta a tutele, benché minime) mentre si lasciano immutati i contratti a progetto, le collaborazioni occasionali, i contratti a chiamata (la serie C, quella che non aveva e che rimane senza tutele), è una misura utile a contrastare la precarietà e aiutare i giovani? Non si capisce perché il datore di lavoro, visto che aumentano i contributi per i contratti a tempo determinato, dovrebbe scegliere di assumere il lavoratore a tempo indeterminato, anziché fargli un contratto a progetto. “Perché gli verranno restituiti sei mesi di quei contributi, come premio alla stabilizzazione”. Ah bè, Allora sì.
Aggiungerei a queste considerazioni il problema, mai sollevato finora da parte di nessun governo o parte politica, dell'assurdità in termini di regime fiscale, legata ai co co pro innanzitutto ma a seguire anche a tutte le altre forme di contratti atipici (per capire quali vedi
http://www.wikilabour.it/Default.aspx?Page=Redditi%20Dipendente%20Assimilati&AspxAutoDetectCookieSupport=1#TUIR_50 ).

Forse pochi sanno che a partire dal 2004 (TUIR, art.50) vi é stato un "adeguamento" del regime fiscale del lavoro così detto "parasubordinato" di cui fanno parte proprio i co copro (la forma di lavoro atipica più diffusa in Italia) a quello dipendente o subordinato (di cui fanno parte i più fortunati a tempo determinato e a tempo indeterminato).

Ciò ha comportato, quindi che  anche i redditi provenienti da contratti atipici come ad esempio i co co pro fossero "assimilati"a quelli provenienti da contratti da lavoro dipendente. Quindi della serie... "non solo non hai ferie, non hai malattia, non hai diritto alla maternità, ma sei  anche trattato, davanti al fisco, alla stregua di un lavoratore con tutti i sacrosanti diritti  e protezioni".   Poco importa  quindi che tu per raccimolare un reddito annuo al limite della povertà abbia dovuto svolgere più di un lavoro, poco importa che sei sei un precario il datore di lavoro può decidere di non trattenerti l'irpef in sede di stipendio (da una parte una cosa buona perché altrimenti le buste paga sarebbero ancora più leggere, dall'altra una cosa pericolosissima perché meglio avere un prelievo graduale che una botta finale in sede di 730), per il fisco sei comunque a debito.
Questo perché il fisco non guarda al contratto ma solo allo scaglione di reddito e per lo più LORDO. Per farvi un'idea più concreta, ecco qui sotto i nuovi scaglioni di reddito inseriti dal 2007:

NUOVE ALIQUOTE IRPEF E NUOVI SCAGLIONI DI REDDITO (validi dal 1° gennaio 2007)
Scaglioni di reddito Aliquota  Calcolo d'imposta*
Fino a € 15.000   23%  € 3.450 (23% del reddito)
Da € 15.000 e fino a € 28.000   27%  € 3.450 + 27% del reddito eccedente € 15.000
Da € 28.000 e fino a € 55.000   38%  € 6.960 + 38% del reddito eccedente € 28.000
Da € 55.000 e fino a € 75.000    41%  € 17.220 + 41% del reddito eccedente € 55.000
oltre € 75.000   43% € 25.420 + 43% del reddito eccedente € 75.000

 Dunque, se anche una persona con lacrime e sangue abbia, per esempio, guadagnato 8000 euro LORDI in un anno (neanche 700 euro al mese LORDE per intenderci) magari saltando da un datore di lavoro all'altro, (visto che sempre di più i co co pro oltre che essere essere la forma più inflazionata sono anche quella più sottopagata), il tuo bel 23%, alla stregua di un lavoratore dipendente con tutte le tutele e  per lo più con un solo datore di lavoro perché bastevole per tirare a fine mese, la devi sborsare allo stato.

Quando? Ma molto semplice, durante la tua dichiarazione dei redditi, che, per giunta, sei obbligato a compilare per legge qualora tu sia in possesso di più di un CUD dovuto alla presenza di più lavori nel corso dell'anno. Ovviamente la domanda sorge spontanea...ma é possibile che un poveraccio OBBLIGATO a fare più di un lavoro in un anno (in contemporanea o al termine di un contratto vista la temporaneità dei contratti atipici) per tirare a fine mese, sia letteralmente salassato, alla stregua di una persona che è regolarmente impiegata?

Vi faccio qualche esempio:
13 000 Euro lordi in un anno = irpef dovuta  senza detrazioni 2990 euro
10 000 Euro Lordi in un anno= irpef dovuta senza detrazioni  2300 euro

A queste cifre vertiginose si possono fare delle detrazioni che pero' si riducono di molto se sei un semplice parasubordinato senza figli a carico, cognugi a carico o similia. Ecco come:
 Ipoizzando un reddito di 10 000 Euro la datrazione sarà di circa: 1314 € (cifra data da questa complicato calcolo: € 1.338 + 502 x [(15.000 – reddito complessivo)/7.000] ). 


 Dunque 2300 -1314 = 960 €= IRPEF DOVUTA Nel corso dell'anno.

Insomma, per concludere, se hai guadagnato 10 000 Euro LORDI all'anno ( circa 833 Euro al mese LORDI) allo stato devi quasi 1000 Euro NETTI, più di un tuo stipendio. Ma non é finita qui, in sede di dichiarazione di redditi, al cittadino tartassato, il fisco richiede, in aggiunta all'irpef dovuta, anche quella "ipotizzata" per l'anno prossimo pari al 99% (quindi in soldoni l'intera o quasi cifra) di quella per l'anno corrente. Quindi, altri 900 erotti euro che tu "dai in anticipo" allo stato da aggiungersi ai 960 che hai già dato. Puoi anche decidere di non versarla, ma a tuo rischio o pericolo, in quanto se l'anno prossimo sarai ancora nella stessa situazione, oltre a dover versare l'irpef dell'anno corrente, sarai sanzionato perché non hai dato quest'anticipo.

Morale della favola: 960 € + 99% di 960 = 960 + 940 circa = 1910 EURO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Forse più che gridare al mondo che questa riforma del lavoro salverà i precari, sarebbe molto più coerente stare in silenzio e non permettersi di parlare a nome di una categoria che se finora è esistita è perché  a quanto pare fa comodo a tutti che continui ad esistere.

G.



immagine tratta da: http://alessiomannino.blogspot.it/




















martedì 8 maggio 2012

10 MAGGIO: GIORNATA NAZIONALE CONTRO LA PRECARIETA'

Il 10 Maggio, in numerose città Italiane si terrà la giornata nazionale contro la precarietà. Organizzata dalla rete CGIL "Giovani mai più disposti a tutto", una rete "precaria" nata da qualche anno e impegnata su diverse campagne mirate alla sensibilizzazione sul tema del lavoro atipico e senza diritti, ha dato il via ad un periodo "infuocato" di proteste in occasione dell'approvazione sulla riforma del lavoro di proposta dal governo Monti. Investimenti per combattere la disoccupazione, cancellazione dei contratti truffa, estensione degli ammortizzatori sociali: sono alcune della rivendicazioni che la CGIL porterà in piazza il 10 maggio. Per informazioni, sotto il link con tutte le iniziative in programma. A Milano previsti due appuntamenti: uno alle 11.30 in piazza San Babila, l'altro dalle 18 in Porta Ticinese per un "aperitivo precario".





http://www.cgil.it/HtmlViewer.aspx?ID=%24_10.maggio.2012.precarieta



immagini tratte da: christianbiagini.ilcannocchiale.it/2012/02/07/mercato_del_lavoro.html, http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/13/gli-stati-generali-per-lo-sciopero-precario/104091/

lunedì 26 marzo 2012

Consultazione Pubblica sull'abolizione del valore legale della Laurea

Ciao a tutti,
purtroppo non é stato affatto pubblicizzato né dai telegiornali né dai giornali..ma meno male che chi s'informa non è stupido e ha scovato la notizia:
DA QUALCHE GIORNO E' UFFICIALMENTE APERTA LA CONSULTAZIONE PUBBLICA (UNA SORTA DI REFERENDUM ONLINE) CHE IL GOVERNO HA CHIESTO AI CITTADINI PER "TESTARE" L'OPINIONE PUBBLICA SULLA PROPOSTA LEGISLATIVA DI ABOLIRE, NEI CONCORSI PUBBLICI, IL VALORE LEGALE  DEL TITOLO DI LAUREA....PER L'ESATTEZZA, I PUNTI SU CUI SI STA DIBATTENDO SONO I SEGUENTI:
- eliminazione del vincolo del tipo di studio per l’accesso ai concorsi pubblici
- eliminazione del valore del voto di laurea nei concorsi pubblici
- valutazione differenziata della laurea a seconda della qualità della facoltà/università di provenienza
- eliminazione o riduzione del peso della laurea nei concorsi pubblici
 Considerando che di questi tempi non é cosa usuale che un governo chieda una consultazione pubblica sulle proposte di legge e riforma, penso che sia un dovere (oltre che un diritto) di noi tutti di dare la nostra opinione- che sia a favore o contraria - su quest'argomento, in quanto si tratta di una questione molto controversa e spinosa che se toccata, cambierà completamente l'assetto dei concorsi. 
Il questionario é complesso ma c'è la possibilità di fermarsi di tanto in tanto e salvare le risposte date (per la maggior parte a risposta chiusa) per poi riprendere un'altra volta senza dover rifare tutto da capo...
INOLTRATE E DATE IL VOSTRO CONTRIBUTO!!!!
CIAO CIAO  E BUONA PARTECIPAZIONE!- SOTTO IL LINK!!!!

http://www.istruzione.it/web/ministero/consultazione-pubblica



Ad oggi(27/3/2012) aggiungo, al fine di fornire informazioni quanto più complete, che a questo proposito, molti hanno trovato questa consultazione pubblica  non "oggettiva" ma mal postulata e "orientata" a fornire un giudizio positivo sull'abolizione del valore legale del titolo di studio.  Vi lascio quindi un link interessante su cui potersi fare un'idea e poi...non resta che giudicare di persona ponendo molta attenzione alle domande e alla loro formulazione:
www.roars.it/online/?p=6320



immagine presa da: http://sinistraper.org/qualcosadisinistra

giovedì 1 marzo 2012

DIETRO LE SBARRE - dossier sulle carceri italiane attraverso gli occhi di un insegnante




"...E sono anche schifato sai?
C'è bruttezza intorno a noi
e la gente pare non capire.
Progredire non vuol dire
che ogni cura è possibile,
se la cura è mutilare
la nostra società.
Progredire è riconoscere
come sia difficile
star sicuri che
la ragione è qua
e il torto là."


Così scrivevano i Marlene Kuntz in“Canzone in prigione”, contributo musicale del gruppo alla colonna sonora del film (2009) “Tutta colpa di Giuda”(2009) di Davide Ferrario e contenuta anche nell’ultima raccolta “Canzoni per un figlio”(2012). E’ tra l’altro fresco di vincita dell’Orso D’oro di Berlino l’ultimo film dei fratelli Taviani “Cesare deve morire”  che documenta, attraverso l’occhio del teatro shakespeariano, la vita dei detenuti di Rebibbia. Negli anni, quindi, sono stati diversi gli  esponenti della cultura e del mondo musicale che hanno deciso di dedicare canzoni, film, opere teatrali o documentari alla vita nelle carceri, o parlandone apertamente, o utilizzando la descrizione della vita del recluso come metafora della vita quotidiana.
“Tra i miei denti c’è più sole che nei vostri paradisi e le vostre museruole non cancellano i sorrisi, ora che avete preso tutto, deturpato la mia aria, io respirerò il silenzio per pensare quando è sera e pensare a come fare a stare in piedi in mezzo al nulla, scivolando sul  sapone di cui è fatta questa bolla” (Io?Drama “Nel Naufragio” 2010 Album: "Da consumarsi entro la fine")."
Ma com’è DAVVERO la vita nelle carceri…? Siamo abituati a riscontrare nell’opinione pubblica due punti di vista contrapposti: quello di coloro che si lamentano che la vita dei detenuti sia anche troppo “semplice” e che in Italia si faccia generalmente “troppo poco carcere” in quanto basta una buona condotta per avere degli sconti notevoli sulla pena, e quello di chi invece abbraccia la causa dei detenuti e si batte per il miglioramento delle loro condizioni soprattutto in materia di sovraffollamento delle celle e negazione dei diritti umani fondamentali come la cura e l’assistenza. Così si legge dal sito www.notizieradicali.it
La condizione spaventosa delle carceri e degli ospedali psichiatrici giudiziari fa sì che i nostri istituti di detenzione somiglino sempre più a imprese pubbliche per lo smaltimento industriale dei rifiuti sociali che non a istituzioni giuridiche orientate allo scopo di soddisfare le esigenze della deterrenza, della neutralizzazione o della retribuzione (per non parlare del recupero dei condannati, ché sarebbe pretendere troppo). In effetti, non è esagerato dire che il sistema penitenziario italiano esibisce i difetti tipici delle peggiori galere del Terzo Mondo, ma con indicatori paragonabili a quelli del Primo Mondo dal punto di vista delle sue dimensioni, del suo radicamento urbano e della cosciente indifferenza mostrata dalla classe politica e da un’opinione pubblica ormai assuefatta agli eccessi punitivi.” 
Al di là delle parti, una cosa è certa: sicuramente i dati forniti  dal dossier “Morire in carcere”  a cura del Centro Studi di Ristretti Orizzonti  di Padova fa venire i brividi.  Solo nel 2011, nelle carceri italiane i morti sono stati 186 di cui 66 suicidi. Nel dossier si possono trovare tutti i nomi e cognomi delle vittime nonché la loro causa di morte e il loro Istituto di detenzione. Se poi aggiungiamo, soprattutto quando si parla di suicidio, che i morti non sono solo tra i detenuti ma sempre di più anche tra gli agenti della polizia penitenziaria,  questo dovrebbe fare riflettere sulla condizione estremamente degradante della vita nelle carceri, non solo per chi vi è recluso  ma anche per chi vi lavora. L’ultimo suicidio è avvenuto proprio a febbraio, nel casertano, dove un agente di polizia penitenziaria in servizio a Rebibbia si è impiccato nella sua casa.( http://www.repubblica.it/cronaca/2012/02/18/news/carceri_suicida-30107409/index.html?ref=search)

Ed è proprio una testimonianza di chi lavora all’interno delle carceri che qui vi propongo, perché forse ascoltare chi ogni giorno è a contatto che questa realtà e la vive dall’interno è senz’altro più utile di meri punti di vista esterni.
Per motivi di privacy la persona che mi ha concesso il suo tempo per capire, scandagliare, farmi un’idea più concreta di quella che è la vita nelle carceri, ha preferito che il suo nome non comparisse e io non posso fare  altro che rispettare la sua volontà, considerando la delicatezza del tema. 

“X” di mestiere fa l’insegnante e da diversi anni presta servizio presso la casa di reclusione di Opera (Milano), meglio noto forse per la presenza al suo interno del cosiddetto circuito carcerario speciale "41 bis" una sorta di “carcere duro”, applicato a detenuti ritenuti colpevoli di reati particolarmente gravi, introdotto con la legge 10/10/86 n. 663 promulgata a seguito delle stragi di Capaci e di via d'Amelio, ove trovarono la morte i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.  Tra i detenuti più “conosciuti” dalla cronaca italiana, all’interno del 41 bis di Opera, vi é il ben noto mafioso Salvatore Riina .

Parliamo prima di tutto della struttura della casa di Reclusione di Opera, come è organizzata?
Il Carcere d’Opera ha in carico tre categorie di detenuti:
1-quelli a regime di Alta Sicurezza (circuito A.S)
2-quelli “protetti” ( accusati di reati sessuali e collaboratori di giustizia)
3- quelli “comuni” (ovvero dall’omicida all’accusato di furto o spaccio)  
Queste categorie non possono stare insieme quindi hanno spazi fisici diversi e di conseguenza anche classi (per quanto riguarda il mio lavoro) diverse.
Infatti ora volevo entrare proprio nel merito della tua professione, come si configura in un carcere la disciplina dell’insegnamento?
Innanzitutto la partecipazione alle lezioni è facoltativo, non trattandosi di minori, (ndr la casa di reclusione di Opera non ha né l’area femminile, che è stata recentemente spostata per dare spazio al 41 bis né quella minorile) una persona può scegliere liberamente se partecipare o meno alle lezioni. Proprio perché si tratta di adulti, spesso i percorsi di formazione sono per lo più di aggiornamento culturale .
Vista l’estrema particolarità del contesto in cui svolgi la tua professione mi chiedevo quali sono i problemi quotidiani che più comunemente te o tutti coloro che fanno il tuo stesso lavoro si trovano a dover affrontare…immagino che non sia semplice avere a che fare con persone magari accusate di omicidio o altri crimini gravi..
Guarda, i problemi variano da persona a persona, siamo individui diversi con mentalità e sensibilità diverse, quindi ognuno reagisce in base alla sua sopportazione rispetto alla situazione “limite” che ovviamente comporta lavorare in carcere. Io, per conto mio, per fortuna non ho mai avuto, nel corso della mia carriera, grossi problemi a rapportarmi con queste persone…del resto, tieni conto del fatto che tu come insegnante non sei al corrente del crimine che la persona che hai davanti ha commesso.
Ah si? Ero convinta invece che voi foste informati per una questione di trasparenza...
In realtà no… a meno che un detenuto non decida di parlarti del suo crimine (è capitato qualche volta che qualcuno ti parlasse del reato di cui era stato accusato per far passare la sua innocenza o estraneità ai fatti) noi non abbiamo in mano queste informazioni..o meglio, tu come individuo puoi anche indagare o chiedere delle informazioni relative agli studenti per conto tuo ma è chiaro che la maggior parte di noi ritiene che sia meglio non saperlo….questo perché ovviamente renderebbe un lavoro come il nostro quasi impossibile da affrontare. 
Comunque, nella mia esperienza, le difficoltà maggiori le ho potute riscontrare nelle insegnanti donne. Questo non vuol dire che la donna sia meno in grado di affrontare il suo lavoro anzi (ndr in carcere LE  insegnanti superano in numero GLI insegnanti) ma semplicemente che è umanamente comprensibile che una donna, in un carcere dove, ricordiamo, c’è una fortissima prevalenza maschile tra i detenuti (ad Opera poi le donne non ci sono nemmeno più), possa nutrire più facilmente il timore di trovarsi da sola per così dire “a tu per tu” con il killer di turno (che magari ha ucciso proprio delle donne ad esempio!) di quanto non lo tema un insegnante uomo. Purtroppo è capitato anche che qualcuna, avendo voluto informarsi su un suo studente,  ne sia uscita poi ragionevolmente turbata o spaventata.

Capisco, dev’essere terribile…ma mi chiedo, quando fate lezione, vi sentite sicuri/ protetti? Ci sono le guardie penitenziarie in classe? Quanti alunni sono ammessi ?
Mah…considera che i detenuti sono costantemente controllati per evitare che portino con sé qualsiasi cosa che possa anche solo lontanamente fungere da arma. Quando entrano in classe sono scortati da una o due guardie che poi restano fuori dalla porta per tutta la durata delle lezione. In ogni classe c’è un campanello che possiamo usare se succede qualcosa…ma ti dirò, nella mia carriera, per fortuna, non mi è mai capitato di doverlo usare...
I detenuti comunque sanno bene che non gli conviene fare gesti impropri se non vogliono che tutto si ripercuota sulla loro pena. Per loro l’insegnante è una persona che viene da fuori con cui poter finalmente parlare e confrontarsi, e poi, essendo volontaria la partecipazione alla lezione, di solito coloro che vi partecipano sono animati da buoni propositi. Il numero degli allievi nelle classi invece varia da 5 a 20 persone ma la media è di circa una decina.
Vorrei ora parlare di un argomento che mi sta molto a cuore per la sua estrema drammaticità e  contemporaneità…si parla tanto di morti in carcere e l’opinione pubblica ultimamente è stata anche scossa da diverse campagne (per lo più ad opera del partito Radicale ma non solo) per ”l’umanizzazione delle carceri”…volevo chiedere, secondo la tua esperienza personale, che ne pensavi. Innanzitutto, hai vissuto nella tua carriera episodi drammatici come la morte di qualche tuo allievo?
 Purtroppo si, nella mia carriera mi è capitato tre volte e si trattava di suicidi. La cosa davvero triste è che nessuno te lo comunica ufficialmente, lo vieni a sapere dai compagni o semplicemente lo deduci perché all’improvviso questa persona non si presenta più a lezione, allora fai delle domande e scopri che si è tolta la vita. Capita la stessa impietosa indifferenza quando qualcuno viene all’improvviso trasferito o malmenato, non lo vedi più a lezione…anche in quel caso lo sai dai compagni. Purtroppo è una cosa con cui, se lavori in un carcere devi fare i conti .…
A parte il caso limite della non curanza rispetto alla morte, quali altre cose ti senti di rivendicare che secondo te in carcere dovrebbero essere cambiate o rinnovate?
Sicuramente è questa “ossessione della sicurezza”, non che la sicurezza non ci debba essere, ma è il modo in cui è mantenuta che trovo francamente ossessivo. Questo impedisce un approccio moderno alla questione. Ti faccio un esempio: i detenuti non hanno internet per ovvie ragioni di “sicurezza” ma a nessuno è mai venuto in mente che basterebbe mettere dei filtri e dei controlli seri per permettere loro almeno d’informarsi su quello che succede nel mondo. L’altro annoso problema è quello del sovraffollamento, la legge dice che tu hai diritto a stare da solo, invece questo non capita mai. In cella il più delle volte vieni messo con qualcun altro –nota bene: la cella media ha circa una capienza di 3 metri per 3 e dentro c’è il bagno, il letto, “l’angolo cucina” (se cosi’ lo vogliamo chiamare) – e anche lì, devi sperare che quello che ti capita come coinquilino non sia un pazzo. Tutto questo si potrebbe evitare se le carceri non venissero riempite di gente in attesa di giudizio e che quindi non è ancora stata ufficialmente giudicata colpevole del reato imputatogli. In una casa di reclusione dovresti andarci soltanto con la pena definitiva.
Invece per quanto riguarda diritti fondamentali come la cura o l’assistenza cosa puoi dirmi? Vengono seguite le persone ammalate?
Quello si, almeno ad Opera, ma ti devi prenotare per ricevere le cure  tempo prima. L’altro punto dolente è il cibo. Puoi anche scegliere di non mangiare il cibo fornito dall’amministrazione, ma se decidi di fare la tua spesa (o meglio incaricare i servizi preposti a farti la spesa) può capitarti che lo stesso caffé o lo stesso pane che noi paghiamo al supermercato 1 o 2 euro, tu detenuto lo possa ottenere solo a prezzi maggiorati. Questo perché non c’è alcun controllo in questo senso. Il cibo ovviamente non viene comprato direttamente all’Esselunga o alla Coop per dire, ma ci sono degli intermediari che si occupano di rifornire le carceri con i prodotti dei supermercati della zona, quindi i prezzi lievitano.  (nrd. Da un Dossier sugli appalti per il vitto e il sopravvitto nelle carceri italiane dell’associazione Ristretti orizzonti di Padova, si evince che il prezzo sale soprattutto perché ai detenuti non viene data né la possibilità di scelta nell’acquisto –tra marca A e marca B ad esempio- né vengono  loro proposte le offerte speciali).
Oltre a questo problema dei sovrapprezzi quali sono le cose che maggiormente lamentano i detenuti?
Nella mia esperienza posso dire che le persone con cui ho parlato si lamentavano per lo più del trattamento di alcune guardie e della scarsa presenza degli educatori, ma i problemi sarebbero anche tanti altri…per esempio quello della difficoltà a socializzare….sempre per motivi di “sicurezza”, due detenuti di celle diverse difficilmente possono mangiare insieme. Ci sono dei limiti molto forti all’aggregazione sociale. L’unico vero momento di condivisione, oltre che la lezione (se ci vai )sono le cosiddette “ore d’aria” (ndr…di solito le 4 o 2 ore d’aria - a seconda dei casi-non sono altro che la possibilità di vedere un lembo di cielo tra 4 mura altissime in un cortile con il pavimento di cemento). Ad Opera non esiste nemmeno più la biblioteca (…)Trovo molto grave questa mancanza…forse perché s’ignora il potere rieducativo dei libri e della cultura in generale?
I detenuti quindi, in soldoni, che cosa hanno a disposizione nella propria cella?
Un fornellino da campeggio (quindi con bombola a gas) per cucinare, una brandina per dormire, un tavolo, un angolo adibito a bagno nella maggior parte dei casi senza doccia (quando non ci sono nella cella, le stanze docce sono più o meno una per sezione), delle lamette per farsi la barba, una tv. Gli interruttori della Tv e delle luci sono esterni...come dicevo il tutto in una cella in circa 3 metri per 3 dove non sei quasi mai da solo. Un tempo i water non erano nemmeno “separati” dal resto della “camera”…. e Opera non è messo male come invece lo sono altre carceri. (ndr: nella maggior parte delle carceri italiane le celle sono, non solo sovraffollate, ma anche sporche e igienicamente inadeguate. nel carcere di Sassari, ad esempio, il bagno altro non è che un buco posto al centro della cella. Al carcere dell’Ucciardone di Palermo, topi e scarafaggi girano liberamente. Non a caso sono innumerevoli i casi di detenuti colpiti da malattie, per noi ormai sconosciute, come la scabbia e non solo (http://www.ilpost.it/riccardoarena/2011/05/12/cosa-sono-le-carceri-in-italia/ http://www.youtube.com/watch?v=MGagT3BpMWM&feature=related)
Ma le lamette e il fornelletto non sono pericolosi?
Certo che lo sono, difatti accade che qualcuno tenti il suicidio proprio con il gas o l’incendio della cella, ma al momento nessuno si è preoccupato di “prevenire” queste evenienze. ..
Prima di terminare, vorrei che mi riassumessi in poche parole com’è tutte le mattine il tuo ingresso nel Carcere d’Opera, nonché tuo posto di lavoro quotidiano…immagino non sia come l’ingresso mattutino in una qualsiasi scuola o azienda (…)
Tutte le mattine quando arrivo alle porte del carcere, timbro il cartellino, mostro il documento (ndr si tratta di un documento che t’identifica e attesta che lavori presso il carcere come docente), deposito cellulare e qualsiasi oggetto metallico, passo sotto il metal detector, arrivo nell’”area pedagogica” , raggiungo la mia classe e comincio la mia lezione.
Direi che hai perfettamente reso l’idea…ti ringrazio moltissimo per il tempo che mi hai dedicato, il tuo apporto è stato molto utile e “illuminante”….

E’ così che si conclude la conversazione con “X”…certamente per molti rappresenterà un punto di vista discutibile anche perché la prima obiezione che  spesso si sente davanti alla proposta di migliorare le condizioni delle carceri è “beh ma stiamo parlando di carceri mica di Hotel!”….credo che la risposta più indicata provenga da queste parole..

 “I detenuti hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, alla erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate”.  

Non si tratta di un’opinione di un deputato dei radicali ma semplicemente di una legge.La legge 230 del 1999  che ha trasferito la sanità penitenziaria dal Ministero della Giustizia al Servizio pubblico Nazionale, ovvero alle Asl…..una legge definita epocale per la sua novità che però, ad oggi, poco o niente ha cambiato sul fronte della tutela del rispetto del diritto alla salute dei detenuti.

Termino questo dossier fornendo una serie di link interessanti che sicuramente possono fare maggiore luce sulla situazione carceraria e tutto ciò che vi gira intorno:
Siti informativi sulla situazione delle carceri italiane:
 Consigli musicali sul tema:

immagini tratte da

giovedì 16 febbraio 2012

Attacco a Gaza-Una testimonianza dalla Palestina

Forse non tutti lo sanno ma a Gaza gli attacchi da parte dello Stato d'Israele proseguono....rimando tutti a questo Link per farvi un'idea...ricevo e diffondo perché é questo lo scopo di un blog...comunicare l'informazione che spesso i giornali dimenticano o preferiscono omettere.......http://ilblogdioliva.blogspot.com/2012/02/attacco-sud-est-di-gaza-city-11022012.html

domenica 22 gennaio 2012

SULLA TORRE DEL BINARIO 21 - Dossier


IL FATTO

A Milano, il 17 di gennaio, l'inverno gelido tipico di questo mese sembra essersi risvegliato tutto ad un tratto, dopo mesi di letargo. Nella mattina infatti, qualcosa di molto simile a del nevischio ha cominciato a scendere dal cielo e l'aria è diventata così ghiacciata da mozzarti il respiro.

Mi trovo nei pressi della stazione centrale di Milano dove tra breve incontrerò il presidio che da oltre 40 giorni, instancabilmente, sostiene i tre lavoratori licenziati Carmine, Oliviero e Beppe che nella notte tra l'8 e il 9 di dicembre hanno deciso di arrampicarsi sull'altana del binario 21. Si perché i licenziamenti del personale ferroviario avvenuti dopo i tagli d'accetta sui Wagon lits da parte di Trenitalia sono stati in tutta Italia 800 ma solo in Lombardia, la regione teatro di questa disperata protesta, sono stati 152. La scure, oltre che ad abbattersi sui lavoratori e sui viaggiatori, è calata metaforicamente sull'Italia intera, "dividendo in due " il nord dal sud.
Infatti, se prima per andare, per esempio, da Milano a Lecce bastava prendere solo il treno notte - già di per sé nemmeno così a buon mercato in quanto si parla comunque dell’ordine di un centinaio di euro -  ora sarà necessario, per poterlo prendere, fare scalo a Bologna solo con il Freccia Rossa, non certo noto per i suoi prezzi proprio “popolari” e accessibili a tutte le tasche ….
I treni quindi salgono a quota due e insieme ai treni salgono notevolmente anche i prezzi, visto che l’incremento a persona sarà di circa 60€ in più, dunque, oltre che di un danno per i lavoratori licenziati, si tratta anche di una notevole perdita economica per tutte quelle famiglie che solevano servirsi dei treni notte per raggiungere l’altro capo dell’Italia, spesso per ricongiungersi con i propri cari.

Il portavoce dei lavoratori coinvolti nella protesta – il sig. Gregorio- mi ragguaglia sul fatto che prima che l’agitazione esplodesse, i lavoratori licenziati non prendevano lo stipendio da 8 mesi: o meglio arrivavano sì le buste paga con l’importo, ma dei soldi sui conti correnti nemmeno l’ombra.
Le figure coinvolte nel “massacro” sono varie e vanno dagli approntatori (personale impiegato a rimettere a posto la vettura letto) ai manutentori, elettricisti e meccanici, tutti assunti tramite tre ditte appaltatrici di Trenitalia, le quali, dopo i mesi di “magra” sugli stipendi hanno veduto bene di licenziare in tronco i dipendenti, i quali, lo dobbiamo ricordare, non hanno nemmeno avuto diritto alla cassa integrazione. 
Dal canto suo Trenitalia ha offerto su un piatto d’argento la crisi aziendale, non mettendoci neanche un secondo a decidere di attuare dei tagli sulle corse, ben consapevole che così facendo avrebbe soppresso in toto i Wagon lits in partenza da Milano Torino e Venezia. Ma d'altronde, di che stupirsi? E’ già da tempo che Trenitalia continua a penalizzare qualsiasi trasporto su rotaia che non faccia parte dell’Alta Velocità alzando prezzi, tagliando corse e sopprimendo treni. Lo fa tutti i giorni con i treni dei pendolari, c’era d’aspettarsi che a breve avrebbe allargato lo sterminio anche ad altre tipologie di treno come è già stato fatto con i treni regionali, i quali ormai si riducono a pochissimi “rari esemplari” al giorno.

L’OPINIONE PUBBLICA

Per fortuna, prosegue il sig. Gregorio, l’impatto della protesta sull’opinione pubblica è stato positivo. La popolazione milanese in particolare ha manifestato grande solidarietà e supporto ai lavoratori sulla torre e a quelli del presidio permanente che è accampato lì sotto dal fatidico 9 dicembre. Non sono mancate infatti talune piacevoli sorprese: dall’imprenditore varesotto che ha fatto una donazione di 5000 euro al comitato di lotta, al ristorante  che si è offerto di consegnare ogni giorno pasti caldi ai lavoratori, fino alla visita, a Capodanno, di uno dei tre del trio comico Aldo Giovanni e Giacomo.
Anche il panorama associazionistico e sindacale non è stato da meno: da Gino Strada di Emergency – i cui medici si occupano tuttora di offrire le cure basilari ai  uomini-, a Don Mazzi, al Comitato Vittime di Viareggio, fino a Susanna Camusso della CGil.
Dal versante politico invece, anche a detta dei presidianti, pochi gli esponenti che si sono recati di persona per dare appoggio ai lavoratori. Infatti, a parte il sindaco di Milano Pisapia che si è recato sul luogo il 4 gennaio, solo Paolo Ferrero (Federazione della sinistra). Sorpresa un po’ meno apprezzata è stata invece quella della visita dell’On. Scilipoti, il quale, pare si sia recato sul posto già munito di fotografo personale soltanto allo scopo di farsi immortalare in una posa quasi “artistica” nell’atto di mescolare ,in un pentolone sui fornelli della cucina improvvisata dell'accampamento, il pasto caldo destinato ai presidianti.
La cucina "improvvisata" ma perfettamente funzionale dell'accampamento


LA TESTIMONANZA

Giovanna, moglie di uno dei tre lavoratori sulla torre Carmine Rotatore
« All’inizio pensavo che la cosa si sarebbe risolta subito invece…eccoci qui…»
Comincia così il racconto di Giovanna, moglie di Carmine e madre di tre figli di 15, 10 e 19 anni « Che mio marito era tra i tre uomini saliti sulla torre il 9 dicembre l’ho saputo dal tg3 o meglio mi hanno chiamato per dirmi che al Tg parlavano di Carmine….»
Infatti è proprio così che Giovanna ha saputo di suo marito; pensava che si trovasse a Roma per una manifestazione e mai si sarebbe aspettata invece di saperlo sulla torre del binario 21. Carmine è uno dei 152 licenziati in Lombardia dopo i tagli dei Vagon Lits , era il suo venticinquesimo anno di servizio e ricopriva la posizione di operatore specializzato di bordo.
Giovanna, dopo il primo comprensibile sbigottimento davanti alla notizia sulla decisione del marito, è convinta almeno quanto lui che la sua lotta e soprattutto la “modalità” di essa sia giusta e da appoggiare in pieno fino alla fine, sforzandosi, per quanto possibile per una moglie e madre di tre figli di non cedere allo sconforto. Già perché sapere del proprio marito lassù, a 15 metri d’altezza, senza acqua corrente né luce elettrica e soprattutto al gelo di questo inverno “rinato”, non si può certo dire essere cosa semplice da accettare, soprattutto quando in ballo ci sono anche dei figli. Infatti, conferma Giovanna, una delle cose più difficili è stato ed è tuttora gestire la situazione con i ragazzi. Se da un lato la più grande - di 19 anni - ha mostrato immediatamente comprensione nell’atto disperato ma quanto mai forte e risoluto del padre, appoggiandolo senza esitazioni, il problema maggiore è stato e rimane con gli altri due più piccoli.
« Quello di 15 è incavolatissimo con il padre!».

Giovanna non lavora, infatti la loro è una delle tante famiglie monoreddito che fanno i salti mortali per arrivare a fine mese. Il marito, dopo tre anni di precariato, era stato finalmente assunto dalla ditta e amava il suo lavoro. Veniva tutti i giorni da Piacenza apposta per lavorare a Milano perché la famiglia abita nel piacentino.  Giovanna mi dice che non gli venivano rimborsati nemmeno i biglietti del treno da Piacenza a Milano perché, non essendo alle dirette dipendenze di Trenitalia, la sua posizione non prevedeva alcun rimborso spese.
Nonostante tutte le difficoltà del caso, Carmine tuttavia sembrava aver trovato in quel lavoro la sua dimensione. Poi, di colpo, la crisi degli stipendi, il licenziamento e infine la drammatica scelta di salire sulla torre. Giovanna m’informa che le condizione di salute di suo marito e degli altri due sono per il momento buone ma che, con questo freddo, basta così poco per prendersi qualche malanno che c’è poco da stare tranquilli. « Hanno maglie termiche e coperte ma devono cambiarsi spessissimo perché tutte le mattine si alzano, a causa della forte umidità, completamente bagnati».
Dunque Giovanna dormirà notti più tranquille solo quando il marito scenderà da lì, pur essendo consapevole che non appena questo avverrà, in concomitanza, i tre uomini saranno molto probabilmente presi in consegna dalla Polfer. «Almeno forse così starà al caldo…» dice con un’ironia un po’ amara Giovanna, ma poi torna immediatamente alla positività e fiducia che finora ho visto trapelare dai suoi occhi e dalle sue parole augurandosi che quando scenderanno da lì lo faranno sì ma con una concreta soluzione. Al momento purtroppo, continua, l’unica proposta, tra l’altro regionale e non nazionale, è stata un’autentica farsa. Ai lavoratori licenziati della Lombardia hanno proposto un ricollocamento presso una ditta che, allo stato attuale, ha essa per prima la metà dei dipendenti in cassa integrazione e l’altra metà con un contratto che scade proprio nel 2012 (…)

Per quanto riguarda le reazioni del mondo politico sull’accaduto, la prima è stata quella dell’Amministrazione di Milano congiuntamente a quella di Torino, tramite una lettera esplicativa della preoccupazione dei due Comuni riguardo alla cancellazione di un servizio tanto importante. Successivamente,  l’11 gennaio, ci è stata un’interrogazione bipartisan da parte dei deputati pugliesi tra cui  Massimo D’Alema, Raffaele Fitto, Rocco Buttiglione nell’ambito del decreto “Salva Italia” proprio sull’incoerenza di Trenitalia con i presupposti di coesione e unità nazionale espressi dal decreto. A seguire un appello degli Enti locali al Ministro Passera per il mantenimento, almeno parziale, di alcuni dei collegamenti dei Wagon lits, firmato in prima linea dal Sindaco Pisapia, Piero Fassino, Nichi Vendola, Raffaele Lombardo e altri esponenti.

Ad oggi una soluzione sembra ancora lontana ma i tre uomini continuano instancabili la loro resistenza sulla torre e così i presidi che giornalmente li sostengono “dal basso”….

LE FOTO  DEL PRESIDIO PERMANENTE SOTTO LA TORRE