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domenica 22 gennaio 2012

SULLA TORRE DEL BINARIO 21 - Dossier


IL FATTO

A Milano, il 17 di gennaio, l'inverno gelido tipico di questo mese sembra essersi risvegliato tutto ad un tratto, dopo mesi di letargo. Nella mattina infatti, qualcosa di molto simile a del nevischio ha cominciato a scendere dal cielo e l'aria è diventata così ghiacciata da mozzarti il respiro.

Mi trovo nei pressi della stazione centrale di Milano dove tra breve incontrerò il presidio che da oltre 40 giorni, instancabilmente, sostiene i tre lavoratori licenziati Carmine, Oliviero e Beppe che nella notte tra l'8 e il 9 di dicembre hanno deciso di arrampicarsi sull'altana del binario 21. Si perché i licenziamenti del personale ferroviario avvenuti dopo i tagli d'accetta sui Wagon lits da parte di Trenitalia sono stati in tutta Italia 800 ma solo in Lombardia, la regione teatro di questa disperata protesta, sono stati 152. La scure, oltre che ad abbattersi sui lavoratori e sui viaggiatori, è calata metaforicamente sull'Italia intera, "dividendo in due " il nord dal sud.
Infatti, se prima per andare, per esempio, da Milano a Lecce bastava prendere solo il treno notte - già di per sé nemmeno così a buon mercato in quanto si parla comunque dell’ordine di un centinaio di euro -  ora sarà necessario, per poterlo prendere, fare scalo a Bologna solo con il Freccia Rossa, non certo noto per i suoi prezzi proprio “popolari” e accessibili a tutte le tasche ….
I treni quindi salgono a quota due e insieme ai treni salgono notevolmente anche i prezzi, visto che l’incremento a persona sarà di circa 60€ in più, dunque, oltre che di un danno per i lavoratori licenziati, si tratta anche di una notevole perdita economica per tutte quelle famiglie che solevano servirsi dei treni notte per raggiungere l’altro capo dell’Italia, spesso per ricongiungersi con i propri cari.

Il portavoce dei lavoratori coinvolti nella protesta – il sig. Gregorio- mi ragguaglia sul fatto che prima che l’agitazione esplodesse, i lavoratori licenziati non prendevano lo stipendio da 8 mesi: o meglio arrivavano sì le buste paga con l’importo, ma dei soldi sui conti correnti nemmeno l’ombra.
Le figure coinvolte nel “massacro” sono varie e vanno dagli approntatori (personale impiegato a rimettere a posto la vettura letto) ai manutentori, elettricisti e meccanici, tutti assunti tramite tre ditte appaltatrici di Trenitalia, le quali, dopo i mesi di “magra” sugli stipendi hanno veduto bene di licenziare in tronco i dipendenti, i quali, lo dobbiamo ricordare, non hanno nemmeno avuto diritto alla cassa integrazione. 
Dal canto suo Trenitalia ha offerto su un piatto d’argento la crisi aziendale, non mettendoci neanche un secondo a decidere di attuare dei tagli sulle corse, ben consapevole che così facendo avrebbe soppresso in toto i Wagon lits in partenza da Milano Torino e Venezia. Ma d'altronde, di che stupirsi? E’ già da tempo che Trenitalia continua a penalizzare qualsiasi trasporto su rotaia che non faccia parte dell’Alta Velocità alzando prezzi, tagliando corse e sopprimendo treni. Lo fa tutti i giorni con i treni dei pendolari, c’era d’aspettarsi che a breve avrebbe allargato lo sterminio anche ad altre tipologie di treno come è già stato fatto con i treni regionali, i quali ormai si riducono a pochissimi “rari esemplari” al giorno.

L’OPINIONE PUBBLICA

Per fortuna, prosegue il sig. Gregorio, l’impatto della protesta sull’opinione pubblica è stato positivo. La popolazione milanese in particolare ha manifestato grande solidarietà e supporto ai lavoratori sulla torre e a quelli del presidio permanente che è accampato lì sotto dal fatidico 9 dicembre. Non sono mancate infatti talune piacevoli sorprese: dall’imprenditore varesotto che ha fatto una donazione di 5000 euro al comitato di lotta, al ristorante  che si è offerto di consegnare ogni giorno pasti caldi ai lavoratori, fino alla visita, a Capodanno, di uno dei tre del trio comico Aldo Giovanni e Giacomo.
Anche il panorama associazionistico e sindacale non è stato da meno: da Gino Strada di Emergency – i cui medici si occupano tuttora di offrire le cure basilari ai  uomini-, a Don Mazzi, al Comitato Vittime di Viareggio, fino a Susanna Camusso della CGil.
Dal versante politico invece, anche a detta dei presidianti, pochi gli esponenti che si sono recati di persona per dare appoggio ai lavoratori. Infatti, a parte il sindaco di Milano Pisapia che si è recato sul luogo il 4 gennaio, solo Paolo Ferrero (Federazione della sinistra). Sorpresa un po’ meno apprezzata è stata invece quella della visita dell’On. Scilipoti, il quale, pare si sia recato sul posto già munito di fotografo personale soltanto allo scopo di farsi immortalare in una posa quasi “artistica” nell’atto di mescolare ,in un pentolone sui fornelli della cucina improvvisata dell'accampamento, il pasto caldo destinato ai presidianti.
La cucina "improvvisata" ma perfettamente funzionale dell'accampamento


LA TESTIMONANZA

Giovanna, moglie di uno dei tre lavoratori sulla torre Carmine Rotatore
« All’inizio pensavo che la cosa si sarebbe risolta subito invece…eccoci qui…»
Comincia così il racconto di Giovanna, moglie di Carmine e madre di tre figli di 15, 10 e 19 anni « Che mio marito era tra i tre uomini saliti sulla torre il 9 dicembre l’ho saputo dal tg3 o meglio mi hanno chiamato per dirmi che al Tg parlavano di Carmine….»
Infatti è proprio così che Giovanna ha saputo di suo marito; pensava che si trovasse a Roma per una manifestazione e mai si sarebbe aspettata invece di saperlo sulla torre del binario 21. Carmine è uno dei 152 licenziati in Lombardia dopo i tagli dei Vagon Lits , era il suo venticinquesimo anno di servizio e ricopriva la posizione di operatore specializzato di bordo.
Giovanna, dopo il primo comprensibile sbigottimento davanti alla notizia sulla decisione del marito, è convinta almeno quanto lui che la sua lotta e soprattutto la “modalità” di essa sia giusta e da appoggiare in pieno fino alla fine, sforzandosi, per quanto possibile per una moglie e madre di tre figli di non cedere allo sconforto. Già perché sapere del proprio marito lassù, a 15 metri d’altezza, senza acqua corrente né luce elettrica e soprattutto al gelo di questo inverno “rinato”, non si può certo dire essere cosa semplice da accettare, soprattutto quando in ballo ci sono anche dei figli. Infatti, conferma Giovanna, una delle cose più difficili è stato ed è tuttora gestire la situazione con i ragazzi. Se da un lato la più grande - di 19 anni - ha mostrato immediatamente comprensione nell’atto disperato ma quanto mai forte e risoluto del padre, appoggiandolo senza esitazioni, il problema maggiore è stato e rimane con gli altri due più piccoli.
« Quello di 15 è incavolatissimo con il padre!».

Giovanna non lavora, infatti la loro è una delle tante famiglie monoreddito che fanno i salti mortali per arrivare a fine mese. Il marito, dopo tre anni di precariato, era stato finalmente assunto dalla ditta e amava il suo lavoro. Veniva tutti i giorni da Piacenza apposta per lavorare a Milano perché la famiglia abita nel piacentino.  Giovanna mi dice che non gli venivano rimborsati nemmeno i biglietti del treno da Piacenza a Milano perché, non essendo alle dirette dipendenze di Trenitalia, la sua posizione non prevedeva alcun rimborso spese.
Nonostante tutte le difficoltà del caso, Carmine tuttavia sembrava aver trovato in quel lavoro la sua dimensione. Poi, di colpo, la crisi degli stipendi, il licenziamento e infine la drammatica scelta di salire sulla torre. Giovanna m’informa che le condizione di salute di suo marito e degli altri due sono per il momento buone ma che, con questo freddo, basta così poco per prendersi qualche malanno che c’è poco da stare tranquilli. « Hanno maglie termiche e coperte ma devono cambiarsi spessissimo perché tutte le mattine si alzano, a causa della forte umidità, completamente bagnati».
Dunque Giovanna dormirà notti più tranquille solo quando il marito scenderà da lì, pur essendo consapevole che non appena questo avverrà, in concomitanza, i tre uomini saranno molto probabilmente presi in consegna dalla Polfer. «Almeno forse così starà al caldo…» dice con un’ironia un po’ amara Giovanna, ma poi torna immediatamente alla positività e fiducia che finora ho visto trapelare dai suoi occhi e dalle sue parole augurandosi che quando scenderanno da lì lo faranno sì ma con una concreta soluzione. Al momento purtroppo, continua, l’unica proposta, tra l’altro regionale e non nazionale, è stata un’autentica farsa. Ai lavoratori licenziati della Lombardia hanno proposto un ricollocamento presso una ditta che, allo stato attuale, ha essa per prima la metà dei dipendenti in cassa integrazione e l’altra metà con un contratto che scade proprio nel 2012 (…)

Per quanto riguarda le reazioni del mondo politico sull’accaduto, la prima è stata quella dell’Amministrazione di Milano congiuntamente a quella di Torino, tramite una lettera esplicativa della preoccupazione dei due Comuni riguardo alla cancellazione di un servizio tanto importante. Successivamente,  l’11 gennaio, ci è stata un’interrogazione bipartisan da parte dei deputati pugliesi tra cui  Massimo D’Alema, Raffaele Fitto, Rocco Buttiglione nell’ambito del decreto “Salva Italia” proprio sull’incoerenza di Trenitalia con i presupposti di coesione e unità nazionale espressi dal decreto. A seguire un appello degli Enti locali al Ministro Passera per il mantenimento, almeno parziale, di alcuni dei collegamenti dei Wagon lits, firmato in prima linea dal Sindaco Pisapia, Piero Fassino, Nichi Vendola, Raffaele Lombardo e altri esponenti.

Ad oggi una soluzione sembra ancora lontana ma i tre uomini continuano instancabili la loro resistenza sulla torre e così i presidi che giornalmente li sostengono “dal basso”….

LE FOTO  DEL PRESIDIO PERMANENTE SOTTO LA TORRE







 

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