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venerdì 15 aprile 2011

CON VITTORIO ARRIGONI E' MORTA ANCHE UNA PARTE DI QUELL'ITALIA CHE NON VUOLE CHIUDERE GLI OCCHI

E' stata una questione di ore il rapimento e la morte di Vittorio. Prima una notizia flash con un video che mostrava un giovane uomo bendato, con la barba incolta e le mani legate dietro la schiena, riconosciuto come Vittorio Arrigoni, 36 anni, giornalista, blogger e attivista dei diritti umani, molto vicino alla causa palestinese. Poi, stamattina, con altrettanta "velocità" ma con la pesantezza di un macinio di tonnellate, ecco la notizia della sua morte, avvenuta probabilmente stanotte in orario ancora incerto.

 A rivendicare la morte e il rapimento del giornalista, un gruppo di fondamentalisti islamici legati ai salafiti addirittura nemici giurati di Hamas. Ma come è possibile che nel giro di cosi' poche ore, la situazione sia cosi' degenerata? Soprattutto molto tempo prima dello scadere dell'ultimatum lanciato dai rapitori (che sarebbe scaduto oggi pomeriggio), che chiedeva ad Hamas, in cambio del  rilascio dell'uomo, la liberazione di alcuni dei loro combattenti incarcerati? Probabilmente sarà molto difficile avere delle risposte a questo interrogativo nel mentre, tutto quello che possiamo fare è raccontare di Vittorio.

Per chi è solito navigare per la rete o informarsi sul conflitto israelo-palestinese, è cosa risaputa che Vittorio era un giornalista del Manifesto, un attivista dell 'Ism - dell'International Solidarity Movement - (movimento palestinese impegnato a resistere all’occupazione israeliana usando i metodi e i principi dell’azione-diretta non violenta- qui il sito italiano) e il principale fondatore del blog Guerrilla Radio, luogo d'informazione sulla questione palestinese ma non solo.
 Vittorio fu uno dei pochi giornalisti che durante i massacri in Palestina della,tristemente famosa, " Operazione Piombo Fuso", decise di restare, rischiando il tutto per tutto per poter raccontare all'Italia quello che stava avvenendo in Palestina in quei terribili momenti. Proprio perché era tra i pochi rimasti, molti giornali, anche piuttosto autorevoli, si "servirono" della sua voce e delle sue righe per raccontare al mondo quello che stava accadendo.



La voce di Vittorio non è nuova alla grande informazione e nemmeno alla "piccola", infatti ricordo ancora il collegamento diretto con lui  al  suo cellulare durante un incontro informativo proprio sull'aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza di due anni fa. Feci anche qualche domanda in proposito ed ebbi finalmente un'informazione completa e dettagliata sul risultato reale dell'operazione Piombo Fuso che i media principali davano con il conta gocce: non certo lo sterminio dei miliziani di Hamas (i quali furono solo una piccolissima parte dei morti), ma bensì la morte di migliaia di donne, uomini e bambini innocenti.
Vittorio, una volta stabilitosi in Palestina, fece dell'informazione costante sulla drammatica situazione del popolo palestinese il suo principale cavallo di battaglia e forse, come prima di lui altri giornalisti italiani - il mio primo pensiero si rivolge ad Ilaria Alpi e Miran Hrovatin - il suo brutale assassinio, è purtroppo stato il prezzo che ha dovuto pagare per aver voluto raccontare la verità. 
Dei rapitori poco si sa, ma una cosa è certa, sicuramente gente che uccide un uomo che da sempre sostiene apertamente e fermamente la causa palestinese, non può nemmeno lontanamente essere definita come un' ala estremista "filo-palestinese", ma solamente assassini della peggior specie, animati da una follia che, per chiunque abbia un minimo di logica, nulla ha di umano.
Stando ad alcune testimonianze, Vittorio era già stato minacciato di morte altre volte, ma la cosa  più  inquietante, è che altri appartenenti al movimento Ism prima di lui avevano incontrato un triste destino. Basti pensare alla giovane attivista Rachel Corrie, divenuta poi il simbolo del movimento pacifista filopalestinese, che nel marzo del 2003, venne letteralmente schiacciata da un buldoozer israeliano davanti al quale si era parata per impedire la distruzione di alcune case palestinesi. Dunque a quanto pare l'Ism non era scomoda solo per questi fantomatici "fondamentalisti islamici salafiti"...

La speranza, come sempre, è che si faccia al più presto luce sulla questione chiarendo tante domande e dubbi che ad ora restano del tutto irrisolti e lasciano un vuoto che solo la giustizia e la trasparenza potran colmare. Purtroppo però, è anche vero che il passato c'insegna che di questioni irrisolte - quando si parla d'inviati di guerra - ce ne sono fin troppe...

Giulia B.

per info su Vittorio, l'Ism e la questione plaestinese:

le foto invece sono tratte da:

1 commento:

  1. ecco gli ultimi chiaramenti da parte del forum palestina sulla dinamica di sequestro di Vittorio e sull'identità dei colpevoli:


    Vittorio è stato ucciso per dare un segnale: “State alla larga da Gaza e dalla Palestina”


    Le cause e la dinamica del sequestro e dell’uccisione di Vittorio Arrigoni, attivista e corrispondente del movimento internazionale di solidarietà con la Palestina da Gaza, sono in corso di ricostruzione. Alcune informazioni e alcune valutazioni possono però essere indicate sin da ora.
    Vittorio era in procinto di rientrare in Italia per poter collaborare alla missione della Freedom Flotilla che a maggio intende rompere l’assedio della popolazione palestinese di Gaza, un assedio che Vittorio ha sistematicamente denunciato e documentato da anni.
    Vittorio è stato trovato già morto quando la polizia palestinese, aiutata dalla popolazione, era riuscita a trovare il posto dove era tenuto sequestrato. L’ultimatum di 30 ore dunque era solo pretestuoso. I sequestratori sono giovanissimi, di cui almeno uno è cittadino giordano e non palestinese.
    Il gruppo che ha sequestrato e ucciso Vittorio appartiene alla galassia dei gruppi islamici salafiti, molto diversi dalla corrente dell’islam politico a cui fa riferimento il movimento Hamas che governa la Striscia di Gaza. Questi gruppi sono molto più attivi contro le altre correnti islamiche e i regimi arabi – accusati di apostasia – che contro l’occupazione israeliana della Palestina o la presenza militare USA in Medio Oriente.
    Alcuni di questi gruppi islamici appartengono al network dell’islam politico che fa riferimento, viene finanziato e armato dall’Arabia Saudita. Alcuni di questi gruppi hanno già provocato scontri e serissimi problemi nei campi profughi palestinesi in Libano.
    In queste settimane in cui le alleanze in Medio Oriente vengono bruscamente rimescolate dalle rivolte popolari e dalle tensioni in tutta la regione, la monarchia saudita ha stretto una alleanza con Israele all’insegna del comune nemico rappresentato dall’Iran e dalla sua influenza nella regione del Golfo e in Medio Oriente. Questa alleanza è stata rinsaldata in un recente vertice a Mosca nel quale erano presenti sia Netanyahu che i dirigenti dei servizi di sicurezza sauditi.
    In queste settimane le autorità israeliane hanno avviato una campagna di intimidazione contro gli attivisti e le campagne internazionali di solidarietà con la Palestina, in particolare contro la Freedom Flotilla che partirà a maggio diretta a Gaza e la campagna di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni verso Israele. Le autorità israeliane hanno chiesto ai governi dei paesi da cui partiranno le navi o in cui sono attive le campagne di boicottaggio di intervenire contro gli attivisti. Il premier italiano Berlusconi ha già raccolto la richiesta del governo di Israele. I servizi di sicurezza israeliani si sono attivati per utilizzare ogni mezzo necessario per tenere gli attivisti internazionali alla larga da Gaza e dalla Palestina.
    Non abbiamo tutte le prove, ma riteniamo che il sequestro e l’uccisione di Vittorio possa rientrare in un lavoro sporco realizzato dai gruppi islamici legati al network dell’Arabia Saudita oggi alleata di Israele. Il messaggio agli attivisti internazionali è chiaro e inquietante: “State lontani da Gaza, state lontani dalla Palestina”, “Nessuna internazionalizzazione sulla questione palestinese verrà tollerata dal le autorità di Tel Aviv e dai suoi alleati”.
    Vogliamo mandare un messaggio chiaro e forte a tutti coloro che in Israele o nel mondo arabo, in Europa o negli Stati Uniti intendono stringere il cappio dell’isolamento e della liquidazione intorno al diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese: non ci fermerete fino a quando in Palestina non ci sarà il pieno riconoscimento dei diritti dei palestinesi. Lo dobbiamo a questo popolo che lotta per la sua libertà da sessanta anni e adesso lo dobbiamo anche a Vittorio.
    Il Forum Palestina
    www.forumpalestina.org

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