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venerdì 30 ottobre 2009

NEL CUORE DI CATANIA: una città dai volti contraddittori






Centro storico di Catania, siamo nei dintorni di Via Etnea, una delle vie più centrali e grandi di questa città che, assieme a Palermo, rappresenta un pezzo del cuore della Sicilia, una terra la cui bellezza è legata anche alla forte contraddittorietà che la caratterizza. Ed è proprio questa contraddittorietà che, una volta calati tra le vie del centro di Catania, non si può fare a meno di notare. Appena dopo gli stretti vicoli polverosi, che presentano ancora le tracce del vivo ed urlato mercato del pesce e della verdura avvenuto in mattinata, ecco partire la via ampia e commerciale Etnea, dove folle di persone, soprattutto il sabato pomeriggio, sono solite ritrovarsi per darsi allo shopping e alla passeggiata, il “passìo” come lo chiamano da queste parti. Le insegne dei più diffusi negozi d’abbigliamento come H&M, Zara o Benetton, dove folti gruppi di giovani fanno la fila per entrare, rimandano ad un mercato globale anonimo, che poco sembra c’entrare con l’atmosfera singolare delle viuzze laterali, dove il profumo dei panni stesi si mischia con quello pungente del pesce fresco e dove i bambini giocano ancora a calcio per strada.

Ed è proprio all’inizio di questa via, in piazza Stesìcoro, che, sabato 16 maggio, le voci delle eleganti signore in giro per acquisti e dei ragazzi a passeggio, sono state per qualche attimo coperte dagli slogan antimafia e antipizzo di un piccolo corteo di manifestanti. Il gruppo è partito alle 16 da piazza Dante, dove ha sede l’imponente facoltà di lettere e filosofia di Catania ed è terminato in questa piazza, a pochi passi dalla maestosa Villa Bellini.
La manifestazione, organizzata dall’associazione Addiopizzo, un movimento nato allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica ad opporsi al raket mafioso, è una delle tante iniziative, in aumento soprattutto negli ultimi anni non solo Catania, svolte allo scopo di, come recitano i volantini che ci vengono distribuiti, “Aprire gli occhi per non morire”.
Aprire gli occhi, come anche ribadito dagli appelli esposti con vigore dai manifestanti, per non precipitare nel circuito dell’omertà e dei silenzi che purtroppo spesso e volentieri si fanno complici della mafia e della criminalità legata ad essa. Tra i partecipanti al corteo sono molte le facce giovani ma altrettante quelle adulte e navigate. Nonostante le persone siano poche, non più di una sessantina, gli organizzatori, sembrano soddisfatti, abituati – come ci dicono – a risultati ben più scarsi. Purtroppo, ci dice G., un giovane ragazzo universitario, la situazione a Catania è pesante perché la gente – i commercianti per primi - ha paura di esporsi di far sentire la propria voce; ma loro sono fiduciosi che un giorno le cose potranno cambiare perché il movimento sta crescendo. Ed ecco quindi un altro volto di Catania, quello che resiste e non si presta all’etichetta, spesso affibbiata alla Sicilia con eccessiva leggerezza, di terra inguaribilmente omertosa e mafiosa.

Quando la manifestazione volge al termine, ci allontaniamo, sullo sfondo delle strofe, intonate dai manifestanti, di una canzone la cui scelta non lascia davvero nulla al caso. Si tratta di “Canzone del maggio” di Fabrizio De André, il cui ritornello, “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”, è cantato con maggior forza da tutti, in testa un bambino, sotto gli accordi di una vecchia chitarra sgangherata che continua a riecheggiare nell’aria anche una volta ci si sposta dalla piazza.

Ormai sono quasi le otto e l’imponente via Etnea sembra ancora più viva, forse perché finalmente il caldo sembra placarsi e permettere alla gente di passeggiarvi senza correre il rischio di prendersi la prima insolazione dell’anno. Nelle piccole vie laterali invece, il silenzio ormai regna sovrano, interrotto qualvolta, solo dall’abbaiare di qualche cane randagio.

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