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martedì 5 gennaio 2010

Un po' di sana satira al vetriolo

CONCORSI PUBBLICI TRUCCATI? UN RAGIONEVOLE DUBBIO

Che ci si trovi al centro della fredda Milano o della Napoli “anema e core”, la storia dei concorsi pubblici truccati è convinzione condivisa ormai da molti, soprattutto da coloro che almeno una volta nella loro vita hanno tentato l’ingresso nel fantastico mondo del pubblico impiego. Abituati, di questi tempi, alle continue bastonate del ministro Brunetta sui tanti “fannulloni” impiegati nella pubblica professione, verrebbe quasi da dire “ve l’avevo detto” ma forse, a questo punto, la questione merita una riflessione più ampia e soprattuto, a monte.

Se è vero che il mondo del pubblico impiego è pieno di fannulloni, forse la domanda che bisognerebbe farsi è in che modo, tali “mangiapane a tradimento” siano riusciti a ricoprire cariche sicure e rispettabili, suscitando l’invidia della maggior parte dei nuovi lavoratori che si trova a passare da contratti di tre mesi in tre mesi per anni o a fare stage non retribuiti fino a quaranta anni. Ma soprattutto, c’è da chiedersi, come abbiano fatto a scalzare quella miriade di persone oneste, preparate, ma haimé e senza “santi in paradiso”, che ogni giorno tentano di superare i concorsi pubblici del tutto invano. Piuttosto che puntare il dito sui fannulloni e basta, non sarebbe forse il caso di mettere in discussione l’intero sistema di selezione che presenta sempre di più falle e favoritismi in maniera per nulla velata, anzi eclatante? Ecco alcuni esempi.
Ci troviamo a Milano, durante un concorso per titoli finalizzato ad assegnare un posto lavoro a tempo determinato per tre anni presso una delle più importanti Università statali di Milano. I candidati sono solo 5 e la graduatoria per titoli non supera i 3-4 punti a persona. Una ragazza, si presenta alla commissione dicendo che il suo nome non è nella graduatoria e che quindi ci dev’essere un errore perché lei si è regolarmente iscritta inviando il bollettino(condizione indispensabile senza la quale non sarebbe possibile presentarsi alla maggior parte dei concorsi pubblici). Non si sa come, alla fine la ragazza viene accettata lo stesso dopo che il personale di valutazione inscena quasi quaranta minuti di titubanza, sparizioni e ritorni per andare alla ricerca del “bollettino” perduto (che ovviamente poi viene ritrovato).
Dopo i colloqui, in cui si distinguono per bravura due ragazzi che dimostrano di essere preaparatissimi all’argomento, il verdetto è che la suddetta ragazza, che aveva tenuto un colloquio mediocre, viene dichiarata la vincitrice del concorso. Supera addirittura coloro che erano partiti con un punteggio maggiore in graduatoria e tra l’altro, la sommatoria dei suoi punti non viene nemmeno resa nota da subito ma solo resa pubblica alla fine, insieme al punteggio finale che comprende anche l’orale.
Se questo racconto non è bastato a rendere l’idea, eccone un altro.

Ci troviamo a Pavia, durante un concorso per titoli finalizzato ad assegnare un posto a tempo indeterminato presso un ente comunale, nel settore dell’ufficio stampa. I concorrenti addiritura stavolta sono due. Sta per cominciare il colloquio, quando all’ultimo momento compare un terzo concorrente venuto dal nulla, senza addosso nemmeno una giacca che sembrerebbe semplicemente sceso dal piano di sopra. E’ il primo ad essere sentito (a porte chiuse) e successivamente vengono ascoltati anche gli altri due che dichiareranno poi che il colloquio è andato “molto bene”. Bene, il vincitore del concorso è proprio il terzo e “ritardatario” concorrente.
Se anche questo non basta si potrebbe aprire una lunga parentesi sui concorsi di dottorato, ma questo richiede molto spazio e un approfondimento ad hoc. Ad ogni modo, basterebbe aver seguito qualche volta trasmissioni d’inchiesta come Report et similia per farsi un’ idea molto concreta di quello che ci sta dietro.

Insomma i fannulloni ci sono ma perché qualcuno ha interesse che ci siano, altrimenti si impiegherebbero molte più energie per cambiare realmente le cose al principio, non soltanto cercando di punire una categoria, ma piuttosto cercando di impedire che la categoria “fannulloni” si formi in maniera del tutto indisturbata.
Come dice un detto, è sempre meglio prevenire che curare.
G.B

2 commenti:

  1. Brava, sorella, bell'articolo. La vicenda meriterebbe proprio di essere approfondita...

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